[Interrompo per un giorno la serie di puntate iniziate lunedì, riprenderò domani.]
Nel sonno dell’ultima notte ho pensato
– antiquatamente “sognato”, infatti dopo Freud quando usiamo ancora questo verbo siamo come scimmioni non ancora scesi dalla pianta –
“Pensàcola”, e mi sono subito levato per segnarlo (il pensiero).
Al momento non ne ho cavato gran che
– vero è che l’ho subito associato con “Multatuli”, non senza frutto né ragione, ma per ora non ne faccio uso –,
salvo decidere che al più presto mi sarei rimesso a Google.
Ho fatto bene, perché il divino Google mi ha poi informato che si tratta di una cittadina americana, capitale di una contea dello stato della Florida sul golfo del Messico:
ho vagamente ricordato che ne ero già informato, e che ne avevo trattenuto un senso di sarcasmo come di uno che dicesse a un altro “Io penso, invece tu pensacoli”:
cioè uno dei neologismi dell’umiliazione del pensiero, come “fidanzatini” che mi fa giustificare l’espressione “Ho ucciso per molto meno!”:
uno degli scherzi da pr… della coscienza clericale (anche fuori dalle religioni: la Modernità ha secolarizzato il Preteterno):
il mondo non ha gradito che Freud svergognasse l’incoscienza criminale della coscienza clericale.
Ma preferisco lasciare questo “Pensàcola” nello stato il cui ho lasciato il pensiero-sogno “Quoniora”, di cui dopo anni non sono venuto a capo:
mi servono a riconoscere che dispongo di un’attività di pensiero gratuita, detta bene o male “inconscio”, che si tiene le mani libere per interventi non programmati, e agisce come un estraneo:
oggi valuto la serietà di una persona dal pari realismo con cui prende un suo lapsus e la situazione economica.
L’irrealismo irrealizza il pensiero:
e fa appello al “concreto”.
mercoledì 11 gennaio 2012