IL MIRACOLO DELLA FORMA

Questo sarà il mio consueto intervento finale nel Corso del sabato mattina [1], che ho pregato Raffaella Colombo di leggere in mia assenza.

Lo intitolo “Miracolo”, sapendomi al di sopra di ogni sospetto di miracolismo, potrebbero infatti darmi il Nobel per la miscredenza.

“Miracolo” significa semplicemente che la natura è supplementata da qualcosa che assolutamente non è natura e non ne è prodotto.

Prima che da Freud, parto dal miracolo individuato da Kelsen:
che distingue, nella realtà umana, una causalità giuridica, non naturale, dalla causalità naturale, che è natura:
nel mondo della natura si è introdotta l’imputabilità e la sua legge-legame sociale, che lo unifica [2] in modo diverso dalla causalità naturale, pur rispettandola pienamente.

Mi riconosco il merito di avere collegato (anni ’70) il miracolo kelseniano con il miracolo freudiano.

Il miracolo freudiano è designato dalla parola “pulsione”:
il corpo umano (naturale) è privo di leggi di moto naturali, che nel lessico tradizionale sono dette “istinti”:
la legge di moto dei corpi umani, quella stessa che li rende umani, non ha fonte nella natura, e come tale è un miracolo, e la sua esistenza concettuale ha iniziato a sgrezzarsi con la parola freudiana “pulsione”.

Di essa ho poi riconosciuto A. il formalismo (il non essere definita da alcun contenuto), e B. la positività ossia l’essere posta (atto) dagli uomini:
giustizia è fatta, in unione con Kelsen, del giusnaturalismo, secondo una unione norma-pulsione inattesa da Kelsen.

Il miracolo nella, non dalla, natura non finisce qui:
c’è anche quello penoso e inquinante che inizia con la patologia della nevrosi, e prosegue con la perversione, che è quella contraffazione non della natura bensì del miracolo nella natura che esita nella menzogna sull’esistenza della nevrosi (e specialmente nella negazione dell’angoscia come radicalmente distinta dalla paura).

Le specie della perversione si prestano a classificazioni diverse, qui mi accontento di enumerare 1. sadismo e formazione reattiva, 2. masochismo, 3. feticismo specificatosi sociologicamente in tempi recenti come pedofilia.

In generale anzi in generalissimo:
il miracolo è il pensiero.

Termino da dove vorrei ricominciare.

Negli ultimi tempi assistiamo a una nuova stagione della divulgazione scientifica:
alludo ai libretti distribuiti con la grande stampa quotidiana, come sempre a partire dai Greci (Pitagora, Euclide …):
io dico che c’è sapere, scienza, non nozionismo ingenuo con i calzoni corti, quando il sapere riguarda in partenza il miracolo di cui ho parlato:
e senza boyscoutismo religioso in nessuno dei due versanti di una diatriba sul creazionismo, che è sempre servita soltanto a giustificare i propri paludamenti con le relative prebende.

Chi non sa della perversione non sa nulla.

Freud, con Kelsen, ha dato alla scienza il sussidio necessario a che questa non si dissolvesse nella letteratura, e quest’ultima in un chiacchiericcio psico(pato)logico che è solo la versione escatologica se non scatologica della notte nera hegeliana.

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[1] Sabato 17 gennaio 2012, seduta intitolata Insipidezze giusnaturalistiche, con interventi di  Giulia Contri, Vera Ferrarini, Gabriella Pediconi.
[2] Sto insinuando che la problematica novecentesca della scienza unificata (unified science) è nata facendo i conti senza l’oste.

lunedì 23 gennaio 2012

 

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