[Seguito di ieri.]
Lo sfondo
1° io sono quello che ha distinto in Freud albero e frutto ricavando questo da quello, per poi invertire i loro rapporti individuando l’albero come pensiero (detto “di natura”, o salutare, o profittevole o soddisfacente) e il frutto come applicazione di quello ( detta “psicoanalisi”) alla cura delle patologie del pensiero stesso [1]:
la prima delle guarigioni è la fine della distinzione, patogena e schiavistica, tra psiche e spirito, scissione (schizo-frenia) del pensiero.
2° fantasia didattica:
se mi capitasse davanti un “Dio” a propormi la vita eterna dopo la morte, dubiterei della sua serietà, intelligenza, onestà:
infatti, con quale certezza razionale osa farmi questa proposta, dopo che già una volta le cose sono andate come sono andate cioè male? (quella vecchia storia del “peccato originale” con le sue spiacevoli conseguenze):
mi accontento di avere campato una vita per quanto possibile con una decente moralità intellettuale [2], e sapendo 1. che c’è anche una moralità indecente, 2. che la moralità è anzitutto intellettuale (o discorsiva).
Con altre parole:
non ho alcuna angoscia di morte da riparare in un qualche “Dio”, l’angoscia è di vita non di morte (l’argomento di Pascal, la “scommessa”, non è solo disonesto ma anche falso):
a supporlo esistente, “Dio” stesso si sentirebbe ingiuriato da Pascal, e rifiuterebbe ogni conversione in articulo mortis (“ma per chi mi prendete?”, mi sembra di sentirlo, insomma non sono blasfemo).
Voglio peggiorare le cose, con l’ulteriore fantasia che un “Dio” brutale compia il volgare stucchevole miracolo di farmi risorgere senza prima avermi consultato, ossia con uno scherzo-da-Dio più grave del vecchio buon scherzo-da-prete:
in questo caso io diventerei suo Giudice senza superbia alcuna, cosa che “Lui” non si potrebbe permettere.
Il rilievo
Il rilievo dell’Amico è stato questo:
“[…] quello che più mi stupisce/interessa/incuriosisce in te è l’interesse per il cristianesimo, addirittura cattolico romano […]”:
(segue)
____________
[1] Questo è stato il mio primo contributo generale, tutt’uno con il concetto di “pulsione” come legge di moto dei corpi umani e come legislazione operata dal pensiero, pensiero essa stessa, non istinto o animalità umana.
Il secondo è consistito nel sostituire all’oggetto, terzo articolo della legge di moto, la materia prima e i suoi succedanei fino a soddisfazione-conclusione del moto tra partner per un profitto.
[2] Questo è un pleonasmo: la moralità è intellettuale.
martedì 10 gennaio 2012