Riattivo una valida e feconda osservazione di J. Lacan:
“Il paziente non guarisce perché ricorda: ricorda perché guarisce”.
L’attivazione del pensiero è un segno dell’amore, anzi il segno:
certo, se si fa valere questa proposizione a trecentosessanta gradi, ce n’è per tutti i giorni dell’anno, per esempio per il mio Think! di un anno passeggiando per l’universo:
e infatti il mio Think! è la continuazione infinita della mia analisi dopo quella che è finita (tanti anni fa):
inversamente, un’analisi può finire solo con il desiderio di passare a quella infinita.
É in questo che si distingue la psicoterapia psicoanalitica da ogni altra:
porto così a compimento il saggio di Freud ritraducendolo, e sostituendo la “o” con la “e”:
Analisi finita e infinita.
Si tratta dell’infinito dell’universo umano (non matematico), semper condendum:
almeno almeno un po’ di manutenzione!
É un infinito temporale, l’infinito del moto dei corpi umani, scandibile da esperienze di soddisfazione ossia mete, così che domani è un altro giorno con il favore del sogno (se esiste anche “Dio” sogna, come Gesù sulla barca):
fine della brutta favola dell’eternità, angoscia congelata.
Poveri tutti e Poverodio, capisco che Allah non si lasci acchiappare come individuo personale, tolta la persona tolto il dolore:
la Trinità dantesca (non quella del Credo) è la figura stessa dell’angoscia glaciale, Inferno in excelsis.
Ho già scritto che Maometto è stato più rigoroso di Sant’Agostino:
se “vera religione”, allora questa è l’Islam:
il senso religioso è islamico, e Gesù ne è stato il penultimo profeta.
Il mio Maestro in senso religioso è pervenuto alla medesima conclusione, meritandosi la battuta su Amleto “E’ follia ma c’è del metodo”.
giovedì 10 novembre 2011