PERFIDI EBREI, PERFIDI CRISTIANI, PERFIDI PSICOANALISTI

Sabato domenica 10-11 settembre 2011
in anno 155 post Freud amicum natum

 

Una lirica di F. Heine, Il nuovo ospedale israelitico di Amburgo [1]: Un ospedale per poveri ebrei,

per esseri tre volte sfortunati,
attanagliati da tre brutti mali,
da malattia, miseria, ed ebraismo!

Il peggiore dei tre senz’altro è il terzo,
il millenario morbo di famiglia,
la piaga incorporata in riva al Nilo,
l’antigienica fede antico-egizia.

Heine è un perfetto ebreo, in quanto un ebreo trova sempre l’occasione per dirsi ebreo, nei suoi fasti e nefasti [2].

Terminavo l’articolo di giovedì 8 settembre con un’allusione ai “perfidi Giudei”:
una sufficiente informazione ne è data su Google da cui, se non da altre fonti, si apprende che anche gli ebrei chiamavano similmente i cristiani (oltre che “goi”):
diciamo, un po’ alla leggera, “chi la fa l’aspetti”.

Io che non nasco ebreo (e anche se volessi convertirmi ho poche speranze), da anni dico “perfidi cristiani” (essendo cristiano), e lo dico con precisione:
perfidi nella censura già iniziale del pensiero di Cristo come pensatore a pieno titolo e pensatore di nuova generazione, con la conseguenza sistematica di conservare quell’uomo vecchio che da tale pensiero è abolito:
1° istinto o animalità umana (“animale razionale”, “animale politico”, “animal grazioso e benigno”), 2° amore come innamoramento, 3° religione, 4° ontologia (quattro capitoli di cui ho già detto e scritto).

Dalla perfidia cristiana è annullato il pensiero di Cristo come giuridico ed economico, un logos sovversivo del logos greco:
fino a fare del cristianesimo il carrozzone di questi quattro capitoli, un carrozzone che procede su una strada tutta buche dunque una doppia fonte di scossoni:
ma non conto molto che le cose cambino, prevedo che resteremo attanagliati dal nostro millenario morbo di famiglia, meritatamente designato dal favolistico-ridicolo “ucci ucci sento odor di cristianucci”:
non ho dunque torto a scoprire “crétin” come derivato da “chrétien”.

“Dio”?, va bé, “Messia”?, va be’, ma la negazione del pensatore mi risulta più grave, una crocifissione bimillenaria:
“risorto”?, va be’, ma senza pensiero uno resta morto, baroccamente annuvolato, e infatti molti “Paradisi” sono dei manicomi per de-menti kraepeliniani:
concludo che il primato nella perfidia è cristiano, si sposta così tutta la gravitazione dell’imputazione.

Esemplifico narrando un episodio vero, durante una serata a Linfedele di Gad Lerner dove sono stato ospite anni fa.

Un’altra persona pure invitata, non ebrea, in quell’occasione ha raccontato di avere sentito Cesare Musatti ricordare che una sua nonna giudicava il cattolicesimo “una religione da serve”:
prontamente e correttamente Lerner, ebreo, le obiettò sorridendo che questo era antisemitismo.

Per due volte avevo ascoltato io stesso Musatti rievocare divertito questo ricordo della nonna, ma quella sera riflettei che se lo avessi raccontato io non sarei stato antisemita, perché?

É semplice, perché autonomamente dalla nonna di Musatti lo pensavo anch’io, anzi peggio di lei che in fondo trovavo moderata:
pensavo che è una religione da serve-e-professori, cioè la divisione strutturale tra il versante di chi non sa e quello di chi sa-da-professore, distinzione che produce il chrétien-crétin su ambedue i versanti:
ritengo che sia la Religione a comportare la coppia fissa serve/professori, religioso e professorale sono come le due mani, già presso i greci:
il Prof. come il prete del sacro del pensiero (il Grande Inquisitore dostoevskiano è un Prof.):
al laico non siamo ancora arrivati, a parte Freud.

Questa divisione ha poi minato il cattolicesimo fino alla confusione tra Cattedra di Pietro e Cattedra universitaria, con collocazione della prima nella seconda:
la prima Cattedra presa in autonomia dalla seconda non comporta le serve nel loro fare coppia fissa con i professori.

Posto che i giudei siano perfidi, almeno in questo i cristiani li hanno battuti, modesto primato.

Non soffro del tradizionale complesso di inferiorità (antisemita) dei cristiani verso gli ebrei:
e l’odierno filosemitismo cristiano mi “puzza” di formazione reattiva:
l’amore riguarda il pensiero non l’anima [3], e la loro distinzione ha fatto versare molto sangue.

Ma non è stata la vicenda ebraismo/cristianesimo a farmi scoprire la perfidia, bensì decenni di psicoanalisi:
anche gli psicoanalisti sono stati perfidi nel disconoscere Freud come pensatore a pieno titolo (filosofo) e di nuova generazione:
né mai mi sono sognato di “battezzarlo”, e del resto non ha senso battezzare la congiunzione di osservazione e inferenza, cui riconduco tutto Freud, intendo la mappa (“topica”) dei suoi temi:
Freud ha inaugurato una nuova scrittura di tutte le mappe del pensiero rispetto ai suelencati capitoli dell’uomo vecchio (1°, 2°, 3°, 4°).

_______________

[1] Appena portata alla luce da Mario Cancelli (lettera a Raffaella Colombo), che ha “fatto centro” (in che senso lo dirà poi lui) . Da Il nuovo ospedale israelitico di Amburgo, in Nuove poesie, Ricciardi Editore, Milano-Napoli 1963.
[2] Ho iniziato a capirne qualcosa diversi anni fa quando mi recavo quindicinalmente a Parigi per l’analisi e altre cose. Quasi regolarmente incontravo a pranzo due colleghi ebrei, invariabilmente secondo un rigoroso protocollo discorsivo: politica, psicoanalisi, infine barzellette ovviamente ebraiche narrate da loro. Un giorno ebbi l’ardire di raccontarne una anch’io indiscutibilmente ebraica. Non solo non ebbi successo, ma incontrai due musi di pietra. Per sciogliere il gelo osservai che potevano almeno fare finta, così, per cortesia. Uno dei due, Jacques Hassoun, si sciolse cordialmente informandomi di una regola non scritta, ossia che solo un ebreo è autorizzato a raccontare barzellette ebraiche.
Contestualmente, si diffuse anche a spiegarmi che lui non era contrario all’antisemitismo, salvo precisare che solo un ebreo può essere antisemita (come Heine appunto, e lo stesso Freud se n’è avvalso scrivendo, intorno ai suoi “co-irreligionari”, in Luomo Mosè e la religione monoteistica).
Ripropongo il sillogismo atroce del rabbino israeliano Kahn o Kahane:
“Mi fido soltanto degli uomini di parola, e per questo mi fido di Hitler: ha dato la parola che ci avrebbe sterminati e lo ha fatto [ndr: trovare il paralogismo].
[3] Non a caso ho fondato una “Società Amici del Pensiero”.

 

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