[Completo l’articolo di ieri, La verità di Berlusconi, osservando che la sua coerente improntitudine nell’insistere ha qualcosa di mirabile, affascina anche l’oppositore accanito forse troppo:
e di fatto nessuno riesce a scalzarlo, cose da epopea per uno scrittore che ancora non esiste.
Ancora una coda esegetica:
quando dice “La patonza deve girare”, questo non è linguaggio volgare bensì tecnico-commerciale, da uomo d’affari, al che le sue commerciali sagaci sgarzuole corrispondono con pedante esattezza e con successo (non fanno marchette, pur commerciali anch’esse).]
Alcune persone hanno trovato nuovo che io dicessi, sempre nell’articolo di ieri, che il Governo può incidere sulla vita pubblica nel migliore dei casi al 5%:
con facile aritmetica si ricava che il più della vita pubblica supera il 95%, il che la dice lunga sull’insipienza del pensare politico:
vero che, come ho appena scritto, voto sinistra, ma questo non mi impedisce di sapere fin dai vecchi tempi che la distinzione pubblico/privato è cultura di sinistra, liberismo interiore.
Fin che “economia” significava economia politica (Marx e i suoi già celebri Autori), cioè il Capitalismo, sapevamo che l’impresa privata era lei il pubblico (“il fattore economico è quello in ultima analisi determinante”, Marx):
ma poi è stata inventata la microeconomia cioè il “privato”, distinto in materiale e spirituale o psicologico (il “vissuto”), e si è spezzato il pensiero (economico).
Quella frase di Marx avrebbe potuto scriverla, e in fondo l’ha scritta, Freud con new entries di rilievo.
Il Corso che sta per iniziare, Il Regime dell’appuntamento, inizia dal pensiero che non c’è microeconomia se non come trattamento di sfavore.
Bene il suffragio universale ossia il voto per tutti, ma esso riguardava ancora il pubblico al 5%, mentre restiamo lontanissimi da quello al 95%:
e qui è arrivata la Psicologia novecentesca, per limitare il suffragio universale cioè la competenza individuale, con una funzione che in precedenza era della religione.
martedì 20 settembre 2011