LA DIFFERENZA TRA DON GIOVANNI E ME **

L’osservazione che seguirà è di Raffaella Colombo, che alle tre donne di ieri mi invita ad associare quest’altra:

antonello-da-messina-madonna-annunziata-1476-museo-naz-palermoAntonello da Messina (1429 o 30-1479), Annunziata (1476)

Mi piace pensare questa donna in continuità con le tre di ieri, essendo stato Antonello così toccato dalla pittura fiamminga nel secolo di van Eyck e van der Weyden.

Per Don Giovanni una donna è:
“pur che porti la gonnella”,
e sappiamo che la “gonnella” designa una “fissa”, quella di individui sessualmente coatti sotto pretesto della natura-istinto (che vi abbiano rinunciato “castamente” non cambia nulla della coazione);
inoltre può anche celare un sesso maschile (conosco omosessuali che hanno rinunciato “castamente”, o anche pedofili casti);
per me una donna è:
“pur che porti un libro”,
ossia pensiero, il che ne lascia libero il sesso come tutto il resto:
la vecchia “libertà sessuale” moderna era una favola, essendo una libertà di coatti né più né meno che in tutta la tradizione “virtuosa”:
non si diventa liberi perché ci si butta dall’altra parte (questa demarcazione è come tale ossessiva, e infatti per l’ossessivo, poi paranoico, la donna è l’altra parte).

PS

Non ho mai nascosto la mia simpatia per Pio IX, indipendentemente dai suoi abiti reazionari:
in questo caso per avere voluto il dogma detto “Immacolata concezione” (1854):
il cui testo (che nessuno ha letto) lascia libero il sesso per il solo fatto di neppure menzionarlo, cioè senza in nulla pre-giudicarlo:
come invece si fa da venti secoli, almeno.

 

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