Anni fa ho scoperto che la parola “metafisica” come introdotta da Aristotele non era quella buona, e che questo fatto ci ha dirottato per millenni.
Un esempio di metafisica tra i molti è quello della vinificazione, in cui non c’è natura ma solo metanatura, non solo alla fine ma anche al principio:
infatti il vino non ha origine dall’acino bensì dall’”ah!” del pensiero, e lavoro di pensiero, che dall’acino si potrà ricavare qualcosa, ossia il pensiero che il frutto non è l’acino:
da questo momento l’acino ha cambia statuto, è passato da natura a materia prima per un lavoro, il quale pure non è natura:
“ah!”(-lavoro) + lavoro = artificio,
e riservo la parola “metafisica” per questa equazione generale dell’artefatto:
non dirò dunque più “questo vino è artefatto”, bensì che è artefatto male (contraddizioni, angoscia, sintomi, inconvenienti).
Non mi trattengo per ora sulla ruota, che è un artefatto-manufatto non esistente in natura:
e non è la geometria di Pitagora ad avere prodotto il passaggio alla ruota, né la ruota soffre del giudizio di imperfezione rispetto al cerchio.
Un altro esempio è quello del gattino appena nato che si precipita ad attaccarsi im-mediatamente al capezzolo (è l’istinto), che non ha la mediazione di alcun “ah!” o atto del pensiero che allegato alla natura la trasfigura in metanatura:
ora, è un errore di osservazione quello di pensare felino-morficamente il bambino:
questo non si attacca affatto al seno, non ne ha l’istinto, è la madre a offrirgliene l’opportunità, cioè la madre gli procura l’“ah!” per procura:
una delle pecche della “matern-ità” − deleteria essenza − sarà di estendere la sua procura illimitatamente.
É da qualche millennio che si nega l’osservazione che è così anche nell’interesse per i sessi:
nella realtà umana i sessi esistono solo trasfigurati rispetto alla loro frigida natura, come quella dell’acino prima dell’“ah!”:
sono trasfigurati anche quando “normalmente” li incontriamo sfigurati, e poi chiamiamo “istinto” questa turpitudine metafisica:
sì, metafisica non morale, nell’uomo la moralità è squisitamente intellettuale:
assistiamo a sessi artefatti male.
Dopo la mia e altrui lunga vicenda di equivoci morali ufficiali ma inconsapevoli, ho concluso che esiste sì una ragione per dedicarsi alla castità, ma una sola:
è la medesima del farsi razionalmente astemio, quella di uno che decide così fino a nuovo ordine, ossia finché troverà del buon vino.
La mia equazione riguarda, e al primo posto, la genesi del pensiero, quando si assuma il pensiero di un altro come propria materia prima:
questo non lo dice nessuno, e si ripiega sulla patetica idea del “dialogo” in cui nessuno dialoga con nessuno a partire da Socrate.
La condizione servile di grande parte dell’umanità, cui la democrazia non basta, deriva dalla negazione del fatto che la metafisica ossia il pensiero stesso è la prima attività umana:
anche il pensiero può essere metaforicamente manufatto:
posto un pensiero (udito, letto) per questo può valere l’equazione: ah! + lavoro = artefatto:
ma la storia del pensiero ha raramente seguito questa formula, dando come risultato molta cattiva metafisica, ostile al lavoro lasciandolo servo (pensiero greco schiavista).
É su “tutti metafisici” che si regge la psicoanalisi:
è il senso della parola freudiana “metapsicologia”, ma nei decenni è stata attaccata, anche dagli psicoanalisti, proprio questa parola.
Freud ha scoperto la nevrosi come artefatto metafisico e così (diversamente) la perversione.
mercoledì 7 settembre 2011