Le nostre vite continuano a svolgersi nell’occultamento di questa distinzione, che è distinzione tra Civiltà:
si tratta della distinzione tra soddisfazione, come tale senza angoscia − cioè senza il ricatto amoroso dell’“amore” dell’uomo vecchio −, e sedazione dell’angoscia:
e non c’è crudeltà che sia esclusa dall’essere mezzo per un tale fine.
I “Paradisi” nei secoli, in cielo o in terra, sono tutti sedazioni, peraltro di fantasia corta e ormai ridicola:
essi si distinguono dall’Inferno solo perché questo è pura angoscia senza sedazione, infernale verità:
rivelo dunque che anche l’Inferno, che non la ama, ne ha una.
Il verbo “sopravvivere” è tra quelli a maggiore frequenza d’uso negli ultimi decenni, e lo comprendo perché significa, inconfessatamente, sedazione.
Sulla religione come uno dei mezzi della sedazione (vedi ieri) non torno neppure più.
L’io resta confinato, e sottoimpiegato, nella trincea valorosa, attiva ma senza speranza di efficacia, della difesa.
Come “Dio” abbia soddisfazione senza sedazione (senza angoscia), sarebbe l’unica questione seria per una Teo-logia che non debba arrossire di sé.
L’alternativa di Civiltà riguarda la pace:
aut come soddisfazione aut come sedazione, alternativa quotidiana di ognuno.
lunedì 20 giugno 2011