Il tempo si passa a perderlo, e neppure in modo ozioso ma trafelato, patologico.
Così, qualcuno ieri ha creduto che nei due ultimi articoli io abbia cambiato argomento rispetto ai miei cento e mille, mentre si è trattato come sempre del nesso osservazione-inferenza:
tanto più facile quando gioco in casa, come nel caso della persona di cui ho appena parlato e che ho conosciuto a lungo e bene.
Ma quando non giochiamo in casa?:
si chiama anche etica-abitare, ma non siamo signori a casa nostra, sloggiati dalle bombe dell’angoscia.
In fondo è tutto facile ma noi adoriamo il difficile come un idolo:
quanto ci vorrà ancora per realizzare che “pensiero” significa per esempio la legge del mangiare? (Freud la chiamava “pulsione orale”).
La nostra lentezza è tale che cominciamo a sospettarlo solo quando non si mangia più perché questa legge si è deformata in senso opposto-oppositivo:
la nostra lentezza è anche maggiore nel riconoscere che questa verità si estende a tutto ciò che chiamiamo “filosofia” (che maggioritariamente non ne vuole sapere).
Un tocco semplice per la celebre parola “incarnazione”:
nel suo concetto essa dice che il senso è solo delle gambe ossia del moto, che un uomo è pensiero sulle gambe, e che senza moto non ha … senso la parola “senso”:
la storica Incarnazione dice che “Dio” non ha senso, ma che all’occorrenza lo può acquisire senza neanche più chiamarsi in modo tanto desueto e … in-credibile.
Quanto basta per relegare nell’antiquariato ogni pensiero anteriore, al quale ci si è invece affrettati a ricondurre ogni correlato della suddetta incarnazione:
dal mio lessico la parola “religione” è semplicemente caduta in desuetudine, e quando la uso è per citare degli anacronismi come antiquariato.
Nei secoli e anche nella modernità non è che la gente crede o non crede:
è che non saprebbe conferire significato a questa parola, e lo si è riconosciuto subito con il celebre “credo quia absurdum”:
la parola “fede” è sempre rimasta priva di significato, e ogni resistenza è stata opposta al riconoscerla nel solo giudizio di affidabilità, osservativo-inferenziale:
questa coppia vive divorziata (“concreto/astratto”), divide et impera:
la politica vive di questo divorzio.
Di questo giudizio, la fede più fede che è l’Islam non ne contiene un microgrammo, ma anche il Cristianesimo non è messo bene, si identifica in Idea al Fondatore ma non si fida del suo pensiero
(qualcuno mi ha detto che mi prendo per il Papa, ma pensa!)
mercoledì 27 aprile 2011