LA PATACCA DI PASCAL E LA PERVERSIONE

Vedi ieri.

Sulla “scommessa” di Pascal arrangiatevi, provo vergogna a esporla, i bassifondi dello spirito mi ripugnano più dei correnti bassifondi umani.

La scommessa di Pascal con la sua vincita la comprerebbe forse un rigattiere di kitsch dello spirito, mentre invece un “Dio” avente i poteri giudiziari dell’Ultimo giudizio lo manderebbe all’inferno per blasfemia.

Il cristianesimo di era moderna è veramente bizzarro, sentite ciò che scrive il cattolicissimo accademico di Francia Jean Guitton (1901-99):
“Se fosse vissuto ancora […], celibe e senza figli sarebbe probabilmente entrato in qualche abbazia o certosa. Sarebbe morto così in fama di santità e noi avremmo, nelle chiese della provincia francese, un altare laterale dedicato a un saint Blaise […]”:
non mi è sfuggita l’involontaria finezza del provincialismo e lateralismo, due caratteri propri della perversione nella sua opposizione all’universo.

Con la brutalità di un pensare che non è certo il mio, per una volta mi concedo di ringraziare il Buondio che nella sua infinita misericordia ce lo ha precocemente tolto di mezzo:
se si fosse fatto religioso, probabilmente lo ritroveremmo nella lista dei preti pedofili recenti, una … nobile vocazione cui tutto il suo spirito lo predestinava [1].

Segnalo la compiuta e nota formulazione pascaliana della perversione:
la scissione, Ichspaltung, tra ragioni del cuore e ragione.

Questo è il medesimo cristianesimo che ha poi promosso una nuova Trinità sostituendola alla precedente:
Pascal, Kant, Kierkegaard:
non è certo la Trinità di me freudiano, ma mi fa comprendere l’antifreudismo feroce di oggi.

Oggi J. Lacan tende a essere arruolato nell’antifreudismo.
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[1] So di cosa parlo: non ho nulla contro le “vocazioni”, ma molte volte ho sentito arruolare ad esse con questa motivazione: “Non sei sposato/a, dunque …”.

lunedì 18 aprile 2011

 

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