[Poi riprenderò lunedì 4 aprile.]
So di avere raggiunto un grado di ricapitolazione e condensazione molto alta, forse insuperabile, con la triplice Norma fondamentale:
1° amicizia per il pensiero (normalità o salute), vs 2° indifferenza per il pensiero (nevrosi), vs 3° ostilità per il pensiero (perversione):
A. essa ricapitola e condensa:
1. il pensiero de natura sub-ordinante la psicoanalisi (Freud);
2. la coppia sinonima salute-salvezza;
3. ciò che si dibatte in millenni di pensiero detto Filosofia:
Freud è stato laboratorio filosofico in questo dibattito, senza l’infame distinzione Psicologia/Filosofia;
B. è la Norma fondamentale di un legame sociale, che ho chiamato Società Amici del Pensiero:
potrebbero essercene adepti di cui ignoriamo l’esistenza;
C. distingue uomo vecchio, o homo pathologicus, e uomo nuovo;
D. nella sua semplicità è intelligibile a ognuno, a portata di mano intellettuale:
l’intelletto è mano o con-cetto, cum-capere, ma solitamente (patologicamente) l’intelletto non è prensile bensì mente-catto.
Questo patto, patto di lavoro
− che è anche norma giuridica la cui sanzione è solo giudizio senza esercizio della violenza quantunque legittima −,
è unilaterale fino alla solitudine, perché sono io a porlo, sovranamente:
quanto basta per accusarmi di prendermi per “Dio”, il che è pura verità (“a immagine e somiglianza”):
verità di un operaio cioè produttore in questo patto.
C’è chi lo pone come me, e ciò lo fa mio compagno, anche lui o lei “Dio”, senza esclusiva mia o sua:
l’esclusiva è la pretesa psicotica, e fa diagnosi differenziale.
C’è anche chi, questo patto, lo ha solo sottoscritto, domandando l’affiliazione alla Società Amici del Pensiero, e va bene anche così:
egli non è obbligato a nulla, tantomeno forzato neppure per forzatura suasiva, voglia e tempi sono suoi.
L’unica intolleranza che mi concedo (molto raramente) è quella, dovuta, nei confronti dell’intolleranza consistente nella perversione o sconfessione della volontaria sottoscrizione (“ci sono ma è come se non ci fossi”):
la sconfessione o perversione è un’ostilità sorridente-ammiccante, da segnalare-sanzionare (giudizio) come tale.
In effetti mi è appena capitato di sanzionare un atto di sconfessione, che è un atto molto comune (“chi è senza peccato …”), senza il narcisismo del “grande peccatore”
− sulla gravità della banalità ci ha istruiti Hannah Arendt, e la banalità è anche democratica −,
senza mandare all’inferno, espellere o depennare.
Questa Norma è per chi l’ha presa, con-cetta.
A lunedì 4 aprile.
martedì 29 marzo 2011