Il pensiero moderno ha criticato il dogmatismo e ha fatto bene:
ciò non toglie che per puro gusto dei concetti vorrei mettere i puntini sulle “i” quanto a dogma, inoltre spezzerei una lancia a favore della “dogmatica giuridica” di cui non si parla quasi più.
Ma la Modernità non lo è stata, è rimasta impotente e ignara sui dogmi più potenti (tali solo nel rendere impotenti) dell’umanità:
i dogmi che l’uomo sarebbe un po’ animale, che nell’uomo ci sarebbero istinti in particolare sessuali (il dogma della sessual-ità), che andare-a-donne sarebbe lussuria anziché agire coatto, che l’innamoramento sarebbe amore, che la madre ama perché è ontologicamente Madre, che la moralità è disinteresse, che esiste “La Donna” (passi l’esistenza di “Dio”), e la continuazione della serie potrebbe sorprendere.
La lista fattane in questo Blog è illimitata, aggiungo solo il dogma dell’“inconscio” come il basso che emerge o l’alto che si rivela, due sotto-dogmi che rivelano la coincidenza di cielo e fogna:
e non me la sto prendendo con l’antica e antiquata metafora biblica, ormai antiquariato spirituale (non dico chincaglieria).
E non rinuncio a richiamare ciò che ho appena scritto del deodorante come generativo di classi sociali e povertà.
Di tutti questi dogmi, basterebbe abolirne uno per abolirli tutti (conclusione già di Freud):
per questo resta tutto come prima, ossia non c’è guarigione.
Ho scritto ieri che le idee – intendo orientative di moralità, giudizio anche politico, conoscenza, economia – sono due o tre, ma non ricomincio col fare Ordine:
che ho già chiamato Ordinamento giuridico del linguaggio, o Ordine dell’appuntamento, ma non ricomincio.
So di lavorare per una Modernità, finora lenta come la tartaruga, vile come lo struzzo, pro-regressiva come il gambero.
La prima di tali idee resta quella di corpi che esistono cioè si muovono grazie a una legge di moto artificiale, positiva cioè posta, che è quella che giustifica la parola “umani”:
Freud la chiamava, ma ormai all’antica, “pulsione”.
Tutto è stato fatto, e non cessa di esserlo, per negare nell’animale politico l’uomo in quanto immediatamente politico:
un corpo la cui legge, anche nelle sue versioni peggiori, è legge del suo rapporto con l’universo dei corpi (come peraltro accade per ogni onesto sasso).
Questo uomo è come Giobbe, una persona seria che per parlare con qualcuno alla sua altezza parlava direttamente con “Dio”.
venerdi 4 febbraio 2011