Anche questo Natale “vedrà” ripetersi l’infamia infantile “Gesù bambino, divino misterioso marmocchio che ‘scende dalle stelle’ ”:
terminavo così l’articolo di ieri, cioè sul solito ancien régime in una delle sue incidenze neppure avvertite.
E’ finita così con il racconto consegnato alla pagina, mentre questa non comincia affatto così:
i doni portati non sono doni sostanziali (orsetti di péluche), bensì omaggi formali a una costituzione individuale anticipatoriamente riconosciuta già adulta:
diciamo il principio di piacere già integrato nel principio di realtà.
Alcuni della SAP stanno preparando un libro a proposito del “bambino” (virgolette) intitolato appunto Oro, incenso e mirra, l’unica accoglienza degna per un neo-nato.
Un’accoglienza meritata, se è vero come è vero che un “bambino” a due anni di vita ha superato Mozart due volte:
infatti in metà tempo ha appreso la “musica” del linguaggio (grammatica e sintassi, fonetica e fonologia con qualche lacuna fonetica), inoltre si è fabbricato artigianalmente il clavicembalo da solo (una buona solitudine), il tutto senza istruzione né educazione.
(Osservo tra parentesi, solo per amore di giustizia e non per sentimenti cristianucci – ricordate “ucci-ucci” ? -, che abbiamo sempre trattato Gesù come un imbecille con buoni sentimenti verso i “cari bambini” e la loro “bella semplicità”).
Tutto ciò viene subito offensivamente disconosciuto, senza amicizia per il pensiero implicato nel bambino, e così ha inizio l’ancien régime in cui versiamo tutti.
Ho appena detto tre impossibili (amore, libertà, fede), e che il canale di Panama dell’amore è l’amicizia del pensiero, nouveau régime che resta impossibile ossia che non cessa di non …
In quella che abbiamo chiamato “Società Amici del Pensiero”, regime dell’impossibile o del desiderabile, continua a insistere l’ancien régime:
era già successo ad altri e io non ne faccio una … malattia, perché la malattia è ancien régime.
Non ne faccio una malattia, ma non sono neutrale anzi partigiano, e dunque:
auguri!
Riprenderò lunedì 10 gennaio 2011, dopo che l’anno nuovo[1] sarà stato il solito ancien régime, ecco perché non ho mai voluto celebrarlo.
[1] Il Capodanno che meglio ricordo è quello dei miei quattordici anni. Vagabondavo per la città, ormai antica abitudine, allorché dall’alto, data la consuetudine di gettare dalla finestra cose vecchie, cadde a un soffio dalla mia testa una vecchia radio (all’epoca pesavano molto). Solo per quel soffio sono qui a raccontarlo.
Ne ho ricavato due morali: 1° attenzione a ciò che viene dall’“alto”, alla ripartizione alto/basso (ancora Platone)!; 2° attenzione a come si ritiene di farla finita con il vecchio o l’ancien!: almeno due o tre celebri Rivoluzioni hanno finito facendola finita con molte teste.
La perversione è uno dei modi di farla finita.
25 dicembre 2010