Proseguo nell’omaggio a J. Lacan.
Anzitutto la frase-monstre:
“Una teoria includente una mancanza che deve ritrovarsi a tutti i livelli” [1].
La presceglievo come esergo del mio saggio su J. Lacan del 1972 [2]:
due anni dopo usciva la mia traduzione italiana dei suoi Écrits presso Einaudi.
Ho impiegato tempo a capire che questa frase non era affatto la definizione lacaniana della psicoanalisi, dannato Lacan!, che d’altronde mi ha fatto inciampare là dove avevo già inciampato
− ma il lacanismo lo crede ancora con un fideismo senza pari −,
inoltre J. Lacan mi ha fatto inciampare anche là dove lui stesso inciampava ancora (in proposito riprenderò sull’io).
É una Teoria che ha tra i suoi nomi tradizionali “invidia”, Teoria dell’insoddisfazione necessaria, male-dizione.
Fin dai primi anni passiamo da esperienze di buontrattamento designabili, non obbligatoriamente, come amore, a “L’Amore”, e allora siamo perduti, con maltrattatamento a vita e paradisiacamente dopo per chi ci crede.
Inizia così la domanda d’amore incondizionato − “l’inconditionnel de la demande d’amour” scrive J. Lacan −, ossia un pensiero-Teoria che uccide il pensiero, un pensiero vuoto, un vuoto di pensiero che sarà preso come pensiero di un vuoto o di una mancanza da colmare, la vanitas vanitatum del Qohelet.
Quante volte non abbiamo affatto riconosciuto l’Idiota nella frase “Essere amato per quello che sono!”, miseria del’ontologia.
Un oggetto vuoto colmerà poi il vuoto di pensiero, la vanità, ed ecco lo scarrafòne, l’Idiota dostoevskijano schizofrenico, il figlio autistico, seguirà un Paradiso di oggetti autistici resi “felici” dall’Oggetto assoluto.
Si tratta sempre di economia, miseria produce miseria.
La miseria non è una mancanza, è un maltrattamento con la complicità di maltrattati che lamentano il maltrattamento.
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[1] “Une théorie incluant un manque qui doit se retrouver à tous les niveaux”, La méprise du sujet supposé savoir, in: Scilicet 1, 1968, p. 40.
[2] Nozioni fondamentali nella teoria della struttura di J. Lacan in: Cahiers pour l’analyse, Boringhieri, Torino 1972, pp. 244-289.
mercoledì 1 dicembre 2010