É un vecchio quesito:
perché ci sottomettiamo a qualsiasi cosa, con ribellioni isteriche e melanconiche o comunque inefficaci?:
la “servitù volontaria” è già stata osservata da secoli, e ne abbiamo già parlato.
In breve, basta vedere i giornali anche televisivi per leggere un copione di zimbelli (A. Schopenhauer), scarrafòni (napoletano), oggetti a (J. Lacan):
nell’attuale momento politico d’Italia, specchio del mondo, è difficile trovare un non-zimbello, non-dupe diceva ancora J. Lacan, elettore o eletto:
più si oppone più si im-piglia.
Colloco qui ciò che ho scritto in Padroni di giovedì 28 0ttobre:
c’è un Padrone assoluto (Teoria dell’amore e dell’istinto al primo posto) e bipartisan che ci fa obbedire a qualsiasi Padrone, anche idiota ridicolo e palesemente inaffidabile:
lo zimbello precede il servo, poi attende l’SS per giustificarsi.
L’educazione educa alla Teoria:
io sono per istituire, non per educare.
Un’antica Dottrina, che ha il mio assenso, asserisce che solo un già servo − asservito a un errore, del quale potrebbe poi essere complice −, può diventare libero cioè competente in libertà per passaggio a un regime in cui la servitù sia riconosciuta e la caduta in servitù sia decaduta.
La psicoanalisi è un approccio singolare a questo passaggio.
Senza questo passaggio la parola “libertà” è solo il nome di un delirio:
ho visto delirare, nel corso di un’analisi, per ostilità al riconoscimento della servitù, e ciò non è sorprendente, logico piuttosto:
anzi, per ostilità al riconoscimento della banalità della caduta nella servitù, per un trauma di testa o Teoria che non sopporterebbe la luce del sole.
Si tratta del “delirio della presunzione”:
− non ricordo più chi ha inventato questa espressione nella serie Lacan-Kojève-Hegel −,
… che resiste a “che stupido sono stato”!
Riprenderò dalla triplice rivoluzione (amore-padre-ente).
mercoledì 3 novembre 2010