Qualche appunto sul fare.
Obama si è indubbiamente dedicato al fare, anzitutto a ciò che non era mai riuscito ad alcuna Amministrazione americana, la riforma della Sanità (peraltro limitata):
penso che proprio ciò lo abbia penalizzato, e non perché fosse limitata:
alle masse non importa molto il fare governativo, che comunque è sempre troppo poco (e questo poco può essere troppo) per suscitare consenso.
(Ma anche Roosevelt ha avuto due midterm disastrosi.)
“Ben fa chi fa…” si dice, ma nel nostro paese questo detto è stato falsificato:
solo chi non ha fatto ha avuto consenso (il consenso di chi non ne ha il minimo criterio), e le stesse opposizioni, che invocano anch’esse il “fare”, ne hanno terrore e non hanno nulla in testa:
coincidenza bipartisan (ma non sono neutro).
Governare ha poco a che fare con il fare:
tra le masse e il Governo il rapporto è estremamente labile, e il consenso elettorale stesso è un equivoco (non lo sapevamo?):
ma non è irrazionalità, è che la razionalità passa altrove.
“Inconscio” significa questa razionalità che passa altrove, non irrazionalità:
e non tutte le razionalità fanno bene alla salute, ce n’è di cattive, e per essere davvero cattivi occorre essere razionali, e per non essere cattivi anche:
perfino la stupidità (umana, e sempre cattiva) è un caso di razionalità.
Il non-agire di un’azione di Freud è stato il mio debutto in un Congresso psicoanalitico [1] , e la mia introduzione al tema del fare.
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[1] Le non-agir d’une action de Freud, in: Lettres de l’Ecole Freudienne, 1976, 19, pp. 208-217.
giovedì 4 novembre 2010