JUNG NON É MIO FRATELLO

Non è neppure un “fratello separato” (come usano chiamarsi i cristiani di confessioni diverse), né un fratello-coltello:
l’occasione per dirlo, anzi ripeterlo, mi è offerta da questo libro costoso appena uscito in Italia dal titolo Il libro rosso, diario di C. G. Jung, Bollati Boringhieri 2010.

Naturalmente conosco l’intera vicenda di C. G. Jung nel “dialogo” con Freud, seguita per decenni da un dialogo litigioso tra junghiani e freudiani, i quali ultimi hanno semplicemente sbagliato a “dialogare” e non perché dovessero chiudersi (l’infame e stupidizzante ideologia del dialogo dura da qualche millennio):
non ho mai visto dialogare i dialoganti (a partire da Platone l’inquinatore del linguaggio).

Con semplice realismo c’è solo da constatare, dopo che Jung ha preso la sua strada, che questa strada era soltanto la sua, che con Freud non aveva nulla a che spartire già prima, se non per un equivoco di cui non esamino qui le responsabilità.

Diversi anni fa sono stato invitato due volte a parlare a un gruppo iunghiano:
con il senno di poi, ho compreso che ciò accadeva perché io ero classificato come lacaniano e perché J. Lacan veniva analogato a C. G. Jung per via del “Simbolico”:
in ambedue i casi ebbi l’elementare sagacia di dichiarare in apertura:
“Voi e io non abbiamo in comune né la psicoanalisi, né la psicoterapia né la psicologia, sia pure con paradigmi distinti se non conflittuali:
in comune abbiamo solo un fatto molto importante, l’essere cittadini italiani, cioè il diritto”.

Ancora oggi, dopo venti e più anni, mi compiaccio che almeno in passato io fossi così intelligente (mi auguro di esserlo un po’ anche oggi).

Nel Diritto
− molti sanno che io distinguo un 1° Diritto (non il “Diritto naturale”) di cui vive ignoratamente anche il 2°, quello che grossolanamente chiamiamo ancora “statuale” −,
non siamo né fratelli separati né fratelli-coltelli:
ossia Caino e Abele, ma ricordiamo che essi erano intercambiabili perché la loro comune logica omicida era la separazione di principio delle aziende (diciamo che non esisteva la Confindustria di Caino e Abele).

Leggo Jung come leggo qualsiasi autore, senza un comune campo precostituito (poi campo di battaglia), con risultati di lettura priva di “punto di vista”, tantomeno freudiano:
sappiamo che Freud ha rifiutato il “punto di vista, Weltanschauung”, a eccezione di quello della scienza:
il che fa di Freud un Patrono della scienza, quella che oggi non sa più distinguersi dalla letteratura.

Molti fratelli non ho, e vivo in pace con loro:
ce ne sono che mi picchierebbero per la mia pace non fraterna con loro:
i peggiori sono quelli che invocherebbero il linguaggio come titolo di fraternità, dopo avere “ucciso il padre” diceva Freud, ossia la comunità di universo.

lunedì 15 novembre 2010

 

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