IL ROMANZO DI SIRIO E LA PESCA

Un romanzo famigliare (mia storia di famiglia) sui generis.

Mi è accaduto qualcosa di cui ho iniziato ad accorgermi con la maggiore età:
quando ormai toccava a me fare i documenti, per esempio in Comune o all’Università, nel designare la paternità dovevo scrivere non “Siro”, che era il nome corrente di mio padre, bensì “Sirio detto Siro”, in altri termini mio padre alla nascita era stato chiamato, anche per l’anagrafe e la parrocchia, Sirio.

Il fatto è molto curioso, essendosi svolto agli ultimi dell’’800 in una famiglia cattolica veronese vivente in un paesino del Veneto “bianco” che più bianco non si può, e con il consenso (estorto?) del parroco:
in famiglia c’era anche uno “zio Prete”, un monsignore d.o.c. che era fratello di mio nonno e del quale mi rimane una poltrona, che tutti in casa chiamavano “la poltrona dello zio prete” (io la chiamo ancora così):
il fatto è curioso perché era ancora l’epoca in cui dare simili nomi ai figli (di stelle, di personaggi mitologici) era un atto anticlericale se non francamente “laicista” (dovrei motivare le virgolette).

Come ciò sia potuto accadere non so, ma mi piace constatare che nella mia famiglia così tradizionale era avvenuto un atto tanto non tradizionale, o irrituale, una vera levata d’ingegno:
io parlo sempre del figlio come erede, ebbene penso di avere ereditato dai nonni una simile levata (come già mio padre).

Pur non sapendo, non mi sono impedito di congetturare:
se credessi alle mie congetture delirerei, ma è diverso se ne escogito un romanzo (a più varianti), con la differenza che i miei antenati romanzati non sono dei millantati re.

Non espongo le linee del romanzo, dico solo che sono linee sui generis senza debito generazionale in contesto tradizionale.

Il debito generazionale in contesto tradizionale produce nevrosi e psicosi.

A me piacciono le famiglie di pescatori:
quello che mangiano lo pescano fuori:
neanche i panni sporchi li lavano in famiglia (i panni sporchi sono tutti uguali, proprio come i crimini e le sciocchezze):
e senza confondere pesci e panni sporchi.

venerdì 19 novembre 2010

 

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