AMICIZIA DEL PENSIERO E MIA VICENDA CRISTIANA

Sabato domenica 13-14 novembre 2010
in anno 154 post Freud amicum natum

 

Mi trovo periodicamente sollecitato a tornare su tale mia vicenda.

A suo tempo sono stato invitato a lasciarla perdere, a gettarla “alle ortiche” come si diceva un tempo, e per fortuna non mi sono messo sulla difensiva:
ho poi avuto un passaggio risolutivo, felice, quello in cui ho scoperto gaiamente che potevo anche gettarla senza ricatti interiori e esteriori, senza dovere, non ho avuto bisogno di sentirmi né un traditore né un ardimentoso del libero pensiero, bastava pensiero per essere libero.

Posto in tale condizione favorevole, mi sono tenuto cristiano dopo lavaggio dei panni sporchi (non in famiglia), lavaggio dei tre inquinamenti storici del cristianesimo, e indebiti fin dall’inizio:

1° l’amore come innamoramento (imperativo a non metterci la testa, censura):
bisognava fare la … rivoluzione sull’amore:
Gesù l’ha fatta per esempio con la parabola dei talenti:
amore come partnership per il profitto, che è metterci la testa;

2° il cristianesimo come religione:
Gesù non aveva alcun bisogno di dire “Dio” (o “Allah”), gli bastava dire “io”, ipse dixi (scandaloso in effetti):
Gesù non era religioso e l’ha fatta finita con la religione, e non era un profeta né come i profeti biblici né come Zarathustra, Mani o Maometto, era fuori-serie e serio per questo:
la nevrosi con tutta la sua seriosità e serialità non è seria;

3° l’ontologia greca come ragione alleata (della “fede”, vecchio ritornello):
nel pensiero di Gesù l’albero (l’ente) si giudica-e-conosce dai frutti, non dall’albero (Parmenide e tutti quanti).

Sono poi trascorsi venti secoli di crocifissione continua dopo la prima (che è stata effimera), come censura permanente di un pensiero solido quale è quello di Gesù (1° amore, 2° religione, 3° metafisica):
sotto la croce, ho già scritto, non c’era il Sinedrio ma la Scuola d’Atene, egemone almeno momentaneamente anche tra gli ebrei a Gerusalemme.

Non è solo una curiosità l’osservare che la Bibbia grecizzante dei “Settanta”, presto o tardi ricusata dagli ebrei, è stata invece subito rilevata da noi cristiani:
speriamo che anche a noi sia applicata la preghiera “perdonali perché non sanno quello che fanno” (da tanto tempo).

La crocifissione che continua da venti secoli è bene rappresentata dal “segno di croce”, con un aspetto comico che iniziavo a osservare da bambino:
terminando con “e dello Spirito santo”, succede che “Spirito” cade sulla spalla sinistra e “santo” sulla destra!, quattro mosse invece di tre:
fa il paio con lo strabismo trinitario dei tre “perfetti” cerchi danteschi.

Per venti secoli il cristianesimo è stato il malcerto carrozzone di questi tre errori patetici:
ma io accetto senza drammi anche i carrozzoni perché bene o male scarrozzano (in questo caso lo sballottato pensiero di Gesù ebreo fino ai capelli):
e non trovo bene aspirare a qualcosa di meglio ossia una riforma, anzi:
non sono mai stato un Controriformista perché sono un antiriformista, ricuso il detto ecclesia semper reformanda.

Questo punto mi si è chiarito grazie alla psicoanalisi perché questa non è riforma, che in definitiva sarebbe un remake della patologia (gattopardismo della psicopatologia quotidiana della vita):
non si tratta di riformare ma di lasciar cadere:
ma non mi illudo affatto che quei tre errori cadranno, e non perdo tempo a sperarci, lasciamo al cane le gambe storte (sconsiglio di provare a raddrizzarle, vi morderà).

Psicoanalista da decenni, ho riconosciuto e ammesso che tutte le analisi finiscono non finite, e che quando va bene si ricomincia proprio da lì, purché questo “lì” designi un bivio, l’altro corno del quale è la perversione:
ciò coincide con la caduta dell’Idea astratta di perfezione (quella del cerchio ideale), con passaggio alla perfezione come perficere, buon termine, conclusione-soddisfazione con i suoi passi (il cerchio ideale non fa alcun passo, è catatonico).

Benché senza cercare di convincere qualcuno, ho almeno informato che all’Amicizia del pensiero condizione dell’amore, io allego non solo il pensiero di Freud ma anche il pensiero razionale di Gesù (in passato Freud è stato accusato di “filocristianesimo”, non perché si fosse convertito).

Un pensiero duplicemente razionale:
esso mostra infatti che non c’è “La” Ragione bensì che la parola “Ragione” designa un campo di conflitto tra ragioni (“la spada non la pace”),
inoltre − e sono io a esplicitarlo − che una o qualcuna di queste è inconsistente cioè contraddittoria:
non ripeto ora che alla non-consistenza associo la non-innocenza:
consistenza e innocenza fanno giudizio di af-fidabilità, “fede”.

Non sono tanto “svitato” da prendere la Chiesa come mia terra di missione, che ci pensi il Santo Spirito (“mentes tuorum visita”), a ognuno il suo lavoro.

 

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