Non faccio lo spiritoso, non dico che Marcegaglia è diventata comunista.
Semplicemente, lei con altre personalità dell’economia privata
− “privata”?: ma è quella che fa andare il mondo! −
ha concluso che è ora di essere seri, di ricominciare dal Capitale, e senza perdersi nelle nevrotiche ubbìe morali della Sinistra, che non è altrimenti definibile che come ciò che è seguito alla cancellazione del nome stesso di Marx (dagli anni ’70).
Alla fine degli anni ’60 avevo un dibattito personale, se sarei stato marxista o freudiano(-psicoanalista):
mi sono risolto come freudiano perché Freud superava Marx nel pensiero economico dell’individuo.
Si noti la mia espressione a due corni:
essa dice 1° non solo che Freud pensa economicamente l’individuo, ma anche 2° che l’individuo pensa economicamente, che il pensiero come tale è economico.
Lo è anche quando è dis-economico:
si chiama patologia, e anche “morale” kantiana che proibisce di pensare economicamente:
il primato riconosciuto da Marx alla “base economica” è da Freud esteso all’individuo, senza nevrotiche ubbìe psicologiche.
Il rapporto Capitale-lavoro lo può pensare anche l’individuo.
“Naturalmente” quasi tutta la Storia del … pensiero nega il pensiero come economico, e come tale è diseconomica, dis-umana (economico e umano coincidono).
Rammento che Freud
− ma ciò è stato occultato, presto pubblicheremo i testi −,
è stato il migliore critico del Comunismo.
Si tratta di tornare al Capitale (economico nelle sue contraddizioni) con un nuovo soggetto (economico nelle sue contraddizioni):
− proprio come voleva Marx, e di cui sono incapaci sindacalismo e diritti umani −,
un soggetto che sia Amico del pensiero, e morale perché amico di esso, tutt’uno con la cura per ciò che esce dalla bocca (“puro” o “impuro” riguardano anzitutto la frase):
è il pensiero al quale lavoro da trent’anni.
lunedì 11 ottobre 2010