LA TENTAZIONE DEL PAPA

La tentazione del Papa non è quella risibile di S. Antonio nel deserto, tante sbarbine o sgarzuole nude che gli folleggiano in testa:
non esistono tentazioni sessuali ma solo ossessioni sessuali, sintomi compulsivi.

Essendo s-barbine, s-barbate, s-garzuole, “tose”, sono solo maschi de-masculati, ossia ossessioni omo-sessuali.

Qui invece si tratta di tentazione omo-logale o omo-logica.

In breve, dai giornali dello scorso 9 ottobre abbiamo appreso di una lettera del Presidente iraniano Ahmadinejad che invita cortesemente, perfino fraternamente, il Papa a una “collaborazione fra religioni divine”.

Ahmadinejad sa il fatto suo, e tende la corda già troppo tesa da ben più di un millennio, quella dell’omologia religiosa tra “religioni rivelate” o “monoteistiche”, che è la favola dei tre anelli, la favola che continua a istupidire o puerilizzare l’umanità.

Semplicemente, il cristianesimo non è una religione (I Santi Gheddafi e Ahmedinejad, 4-5 settembre, Le due purezze, 7 settembre, e prima ancora):
c’è e c’è stato conflitto, anche sanguinoso, solo nell’omologia (religiosa), usa dire “fratelli-coltelli”.

Per la verità, Ahmadinejad sa il fatto suo sì ma non del tutto, perché questa volta è lui ad avere bisogno del Papa fino a tentarlo a non uscire dalla favola:
infatti è angoscioso trovarsi solo con La Religione, averne indiscussamente il monopolio, e già il Profeta non lo voleva:
è una cosa insopportabile, in effetti, l’unico monopolio che non abbisogna di antitrust.

La favola origina dall’angoscia comune:
gli Ebrei sono quelli che si sono angosciati meno, e infatti alla favola non ci sono stati, episodica e simpatica ipocrisia a parte:
Allen dovrebbe farne un film ecumenico.

lunedì 18 ottobre 2010

 

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