[Pubblico urbi et orbi la pagina che segue, frutto di conversazione tra Raffaella Colombo e me, appena inviata ai Soci della “Società Amici del Pensiero”, che introduce il Seminario di “Studium Cartello-Il Lavoro Psicoanalitico” di questo anno. GBC]
In vista dell’inizio del Seminario di “Il Lavoro Psicoanalitico” (venerdì 12 novembre) vi illustro, con la cooperazione di Giacomo B. Contri, questo canovaccio non drammatico né organizzato per le esposizioni di casi, canovaccio corrispondente al titolo:
Personaggi in cerca d’attore
titolo pirandelliano riveduto e corretto proprio come dovrebbe accadere in ogni analisi.
Nel titolo pirandelliano (“in cerca d’autore”), posto il copione (primariamente la nevrosi, presente nelle sue quattro componenti anche in psicosi e perversioni), l’attore recita la parte, l’autore sta da un’altra … parte (destino, causalità, con autore reperibile o irreperibile).
Dobbiamo a Freud un nuovo pensiero:
che il copione è il risultato, cangiante ma irremovibile, di un compromesso (a ogni costo), prodotto da un solo autore-attore, “attore” da “atto” che non è recita, anche se poi nella censura dell’atto va … pazzo per recitare (drammaticamente o organizzativamente, isteria o ossessione).
L’io per sopravvivere a un Trauma del pensiero (da noi esplicitato come Teoria-virus del pensiero), costruisce tutti i compromessi possibili, che sono in numero limitato perché la fantasia ha poca fantasia:
abbiamo già parlato del Cielo plumbeo della Teoria, il lacaniano “Simbolico”, che ci stampa (“fantasma”) come “scarrafòni”, al che solo l’atto compromissorio dell’io si sottrae benché con sottrazione (non annullamento) dell’io stesso.
É compito dell’analisi accompagnare a trovare o riconoscere l’attore(-autore) già esistente, per ripartirrne intraprendentemente, senza più il debito indebito e angoscioso alla Teoria, quella che non regge neppure un istante se portata alla critica della luce del sole:
è il bivio del ripartire nella concepibilità di innocenza, consistenza, soddisfazione:
non c’è vittima innocente, non perché colpevole ma perché la via dell’innocenza è tutta da percorrere.
Cade l’esposizione causale (satirizzata da Contri in “La mamma batteva, il papà batteva la mamma, ambedue battevano me”), e esistenziale (l’esistenzialismo della “condizione umana”, una delle Teorie);
cade anche la distinzione tra un io triviale coinvolto nei (mal-)affari ordinari o (mala-)vita quotidiana, e un Io spirituale che osserva-contempla il tutto da sopra in una contemplazione oscena e feroce.
Raffaella Colombo
venerdì 29 ottobre 2010