IL TRATTATO D’AMORE. LIBERTÀ E DURATA DI UN’ANALISI

Sabato domenica 30-31 ottobre 2010
in anno 154 post Freud amicum natum

 

Alla domanda sulla durata rispondo non in termini metrici bensì logici, ossia datandone il termine al compimento dell’Ultimo Trattato d’Amore (acronimo UTA) dopo le centinaia dall’antichità a oggi, orientali e occidentali.

Facilito a tutti il pensiero servendomi di una canzonetta siciliana:Lu suli si nni va

dumani torna:
si mi nni vaju iò
nun tornu cchiù

strofa preceduta da quest’altra:

Lu suli si nni va
dumani torna:
ma vui figliuzzu
nun turnati cchiù

cioè la melanconia materna, odio, che ha il figlio come tappabuchi della sua (Teoria o delirio della) mancanza:
lo “scarrafòne”, oggetto dell’innamoramento, in ultima analisi è un tappo tappa-buchi.

Anch’io come tutti ho pagato le tasse a questo ricatto, minaccia, Teoria (angoscia) presente nell’innamoramento:
della soluzione ha fatto parte l’autentica scoperta che la medesima minaccia adulta aveva inizio già nel bambino da “La Madre” (sorvolo sull’esaminare la parte complice che può avervi il padre reale):
ci cadono pateticamente anche le figlie, non solo i figli, ambedue “scarrafòni” o tappi della Teoria.

La soluzione, o liberazione, sta in un passaggio al giudizio mai dato, libertà avveniente, la cui semplicità descrivo con brutalità solo linguistica:
una che mi dice “nun tornu cchiù” la faccio rotolare dalle scale,
oppure la mia ultima parola sarà la trivialità di “Una di persa cento di trovate!”

Ciò corrisponde alla scoperta di una coppia di dementi, lei come latore demente di una Teoria indementente, io l’indementito.

Una cretina anche mia madre, soggiogata e soggiogante a questa Teoria, che non lascerà cadere per tutta la vita salvo eccezioni.

Parlo di Trattato, come può vedere chiunque si eserciti nello sviluppo esteso e articolato a ogni livello di questa Teoria della mancanza.

… Arriva poi inevitabile la Teologia miscredente di un “Dio” che colma la nostra inesauribile insoddisfacibile mancanza, Sommo Bene come Sommo Tappo:
in tal caso non vorrei proprio essere Dio, poverodio!, sapendo che cosa farebbero di me in eterno i miei cari fedeli, il che mi obbligherebbe per l’eternità a un bunker o dietro una mitragliatrice denominata per l’occasione “Ineffabilità”:
c’è stato un vecchio film intitolato “Dio ha bisogno degli uomini”, ma qui siamo a “Dio ha paura degli uomini” (non ripeto che Michelangelo nella Sistina lo ha capito):
terrorizzato, rimane absconditus, irrivelato perfino nella rivelazione.

Nel calendario cattolico 1 e 2 novembre sono le festività di santi e morti:
vorrei dei santi privi della Teoria della mancanza, e dei morti senza Teorie patogene “vive nel mio cuore”, o almeno situati in un Purgatorio idoneo a purgarsene.

L’unica Rivoluzione che ci serve riguarda l’amore, e ha avuto solo due autori-attori:
non ci sarà più un Trattato d’amore, tratterò solo affari e questo sarà l’amore.

Domani un secondo articolo sulla libertà.

 

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