L’articolo di ieri è troppo denso, anche per i precedenti che riassume, per scriverne oggi un altro.
In una Società di o, con la relativa politica, vado coltivando un’altra Società (di Amici del Pensiero), tollerante e senza nervosismo rivoluzionario:
perché questo riprodurrebbe e rinforzerebbe quella nel peggio (è già successo sanguinariamente), e contestualmente perché mi va di avere una vita quotidiana.
Anche al caffè le mie orecchie vanno alle parole di uno sconosciuto che dicono un pensiero di cui neanche si rende conto:
non tutto è o:
per iniziare a vedere non visionariamente la mia Società basta collegare i punti dell’osservazione ora fatta.
Si potrebbe ricavarne un Giornale, cioè quotidiano, con reporter sparsi in tutto il mondo:
alla fotografia sostituirei il disegno di tanti Odradek o Gregor Samsa o zimbelli, come Memorial di tanti auspicabili caduti sul campo, cimitero ontologico dove ogni tanto farei vivente visita alla mia tomba, senza lacrime o emozione.
L’o è eterno solo perché è stupido, sono sinonimi
− e il peccato originale è stupido prima che criminale −:
già anni fa dicevo che la guarigione è la frase “Che stupido sono stato!”, con caduta dell’ontologia:
credere che “Dio” dica “Io sono!” è blasfemo,
proprio come è stupido ogni papà quando crede di prescrivere “Io sono tuo Padre!”
PS
Vedo che ne ho scritto un altro.
giovedì 7 ottobre 2010