TRE OGGETTI

Fa seguito al mio incomprensibile (?) articolo di ieri:
l’inesistenza di Primuren e Frimösen si collega con l’inesistenza di questi tre oggetti.

Non dirò subito come questi sono già stati denominati e classificati decenni fa da qualcuno che mi ha giovato:

1° l’insetto in cui si trova trasformato Gregor Samsa in La metamorfosi di Franz Kafka;

2° l’Odradek in Il cruccio del padre di famiglia ancora di Franz Kafka;

3° lo scarafaggio con minor valore letterario di “’O scarrafòne” di Pino Daniele:
la volgarità del cui ritornello è adeguata a descriverne la struttura logica (logica perversa):

“ogni scarrafòne è bello a mamma soja”.

Infatti i due termini triviali designano due posti occupati da due soggetti ivi metamorfosati in oggetti astratti (astratti non per operazione logico-astrattiva ma per … miracolo), designabili come o con la minuscola e O con la maiuscola
(l’Autore cui ho alluso ha usato a e A)
in cui i due soggetti hanno la disgrazia di venire a collocarsi nell’inesistenza di figlio e madre:
potrei anche scrivere in-esistenza cioè esistenza in quei posti ou-topici.

Posti sì ma chi li ha predisposti?, come si sono predisposti?, ma tant’è ci caschiamo come in palude o fogna:
va presa alla lettera l’espressione “Ci sono cascato!” (fin dall’infanzia).

Eppure scarrafòne e mamma soia sono bambino e mamma:
sono due esempi di un’ontologia indiscussa, e realistica:
dunque guardarsi dai fanatici e enfatici di “La Realtà” (anche la fogna è realtà).

“Scarrafòne” e “mamma soia” sono solo nomi popolari di programmi, astratti come tali:
il massimo di realtà virtuale nel massimo di realtà “concreta”.

La maggior parte degli umani perde la vita in questa inesistenza:
il che dà il suo unico senso all’immagine corrente della vita come contenuto tra due parentesi mortali (vedi I migliori anni della nostra vita, martedì 21 settembre), o “sopravvivenza”.

Ma allora non esiste niente?, oppure – con una sottigliezza d’altri tempi cui non gioco più – esiste niente?:
non è stata certo la mia conclusione, ma ce n’è voluta!

O e o, A e a, saperli serve a ogni fine, anche a leggere i giornali:
da tempo leggo i giornali per diagnosi differenziale tra ciò che è o non è scarrafòne (e mamma soia) a tutti i livelli.

Quando un mio paziente fa questa diagnosi differenziale − su sé e fuori di sé − è guarito:
la vera diagnosi (che significa giudizio) è finale non iniziale.

Il nevrotico non regge questo giudizio, il perverso lo rinnega imponendo lo scarrafòne al mondo.

martedì 28 settembre 2010

 

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