SCARRAFÓNE E TEMPO

vedi ieri.

C’è qui allusione a Essere e tempo di M. Heidegger, così come a Senilità di I. Svevo.

Questo articolo potrebbe anche intitolarsi “Senilità e puerilità”, senilità cioè puerilità.

Il citato romanzo è del 1898 ma era già tutto nell’enigma della Sfinge, infatti potrebbero ambedue intitolarsi “dalla culla alla bara” fin dalla culla, ossia l’asserzione che il tempo è una variabile irrilevante.

L’astrazione “scarrafòne”, come “mamma soia”, a e A, significa che non accade nulla, si chiama anche eternità (del resto l’età dello scarafaggio non ha rilevanza), è ontologicamente scarrafòne sempre (informo che sto facendo una lezione di Filosofia al capitolo “ontologia”).

É anche sinonimo di puerilità (a vita), perché è entrata in vigore la rimozione che si definisce come quel rinvio infinito per cui il tempo si riduce a un continuo + 1 cronologico:
la rimozione è il “domani” infinito (+1) di Rossella o’ Hara, che introduce il tempo lineare, patologico eccetto che nelle misurazioni fisiche.

Cambia tutto (è la guarigione) quando il tempo è variabile rilevante dell’accadere (Geschehen in Freud, distinto dal divenire o Werden):
lo sa bene soltanto l’imprenditore, o iniziatore, che come tale è la figura stessa della virtù, l’unica, che sa che un affare lasciato al divenire va a rotoli.

Freud, che sulla rimozione come atto dell’io ha poggiato tutto, ha poi osservato − in modo non beffardo e ciò è importante − che la rimozione nel suo programma infinito fallisce, che il debito contratto con il rinvio si pagherà con una sanzione (“ritorno del rimosso”).

mercoledì 29 settembre 2010

 

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