I MIGLIORI 10 ANNI DELLA NOSTRA VITA

É un titolo incredibile di Repubblica, martedì 14 settembre:
ho letto l’articolo due volte per il sospetto, benevolo da parte mia, che il giornalista volesse provocare una sana ribellione del lettore
− sostenendo che questi ultimi dieci anni sono stati i migliori per tutti su scala planetaria, e che d’ora in poi potremo soltanto regredire −
invece intendeva proprio questo.

In esso la parola dominante è, come da anni, “sopravvivenza” (l’articolo ne elenca i parametri), che ho sempre sentito sinistra (a destra, a sinistra, al centro).

Gliene ho spontaneamente associato un altro di pochi giorni dopo, Mangereste le uova di questa gallina? (Il Sole 24ore) sulle condizioni di sopravvivenza delle galline, in chiave di etologia e neuroscienze che è la coppia che descrive la sopravvivenza, la medesima nei due articoli (e mille altri).

Nell’uno e nell’altro la differenza tra enti (ontologia) quali sono uomini e galline non ha rilevanza né pertinenza, solo che poi subentra la solita iniezione palliativa di “valori” e diritti umani.

Tra uomini e galline si tratta qui della medesima in-differenza ontologica che ho descritto tra cavalieri e ciliegie (Ciliegie, teste, perversione, venerdì 10 settembre), cioè della stessa frivolezza linguistica (la linguistica platonica parole-cose) che fa le teste dei primi come le seconde.

L’homo ethologicus e neurologicus non è poi così moderno:
è lo stesso uomo della Sfinge di Edipo re, sempre tra la nascita e la morte o anche tra morte iniziale e morte finale, con in mezzo la sopravvivenza, tra parentesi:
finirà male per la Sfinge ma anche per Edipo.

Stabilita la coppia moderna etologia-neuroscienze nell’orizzonte regressivo dell’antica ontologia, il campo per la perversione si è progressivamente perfezionato, plenitudo temporum:
tutto di “uomo” o pensiero è censurato, compreso l’onore.

martedì 21 settembre 2010

 

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