“… CON LA TESTA INSANGUINATA”, O LA BANALITA’ DELLA PERVERSIONE

La perversione è un venticello come la calunnia in Il barbiere di Siviglia.

Ho appena risentito quella strofa per bambini nota a tutti:“E cinquecento cavalieri / con la testa insanguinata /
con la spada impugnata / indovina che cos’è?”subito seguita non dalla sua negazione (che è una cosa impegnativa), bensì dalla leggerezza pesante della sua sconfessione o rinnegamento (Verleugnung in Freud):“sono come le ciliegie”
in cui sottolineo il “come”, che fa equivalere l’atto di staccare teste a quello di staccare ciliegie, teste e ciliegie essendo due insiemi o gruppi in corrispondenza biunivoca.

La perversione è ossessivamente insistita dal verso finale ripetuto
“e tira e molla e molla e tira”concluso da“e tira e molla e lassa andà”, volgaruccio, come sempre la perversione
ossia la morte non solo dei cavalieri ma del giudizio.

Io ricordavo quella strofa terminante con il verso
“che morirono col re”
per richiamo alla battaglia finale del Lancelot du Lac di R. Bresson (film del 1974), in cui tutti i cavalieri anonimi muoiono insanguinati in battaglia come un fenomeno della natura ossia come ciliegie.

Vanno di conserva i “vabbe’ “, “per modo di dire”, “ma io intendevo”, “cosa vai a pensare”, “non prenderti troppo sul serio” eccetera.

C’è palese occulta ostilità al pensiero, ossimoro della perversione.

Il vero perverso, non il freudiano “povero diavolo” manovale della perversione, è il mandante che ritira la mano, non lavora neppure come boia.

Ecco un primo cenno introduttivo a “La perversione al bivio”, titolo del Corso 2010-11 dello Studium Cartello.

lunedì 6 settembre 2010

 

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