SCUOLA D’ATENE A PAGAMENTO

Continuo l’articolo di ieri sulla via di intendere la libertà nella Modernità supposta tale:
ho già detto più volte che sulla Modernità abbiamo venduto la pelle dell’orso prima di averla presa.

Riprendo dalla Filosofia:
ebbene, qualsiasi Filosofo potrebbe aprire la sua Scuola d’Atene a pagamento in studio professionale (o più semplicemente a casa sua),

posto che ci sia qualcuno disposto ad andarci in quanto unico giudice del beneficio che ne trarrà:
il Filosofo potrebbe farlo anche sapendo bene che la legge del paese non proibisce alcuna fonte di reddito purché sia dichiarata (niente evasione fiscale), e non espressamente illegale (furto, riciclaggio, …).

Questo è precisamente ciò che già fanno da cento anni gli psicoanalisti, da sempre e del tutto legalmente, salvo che continuano ad avere la loro centenaria testa dura, contro Freud, del non riconoscere questa ovvietà:
è una questione di coraggio, che è sempre e solo intellettuale e non di petto nudo davanti alle baionette del nemico.

Il Filosofo (che è tale a proprio insindacabile giudizio) potrebbe fare quanto sopra senza timore che il Governo gli imponga la cicuta:
che è la favola ridicola raccontata da Platone, ossia o un Socrate-Antigone, apocalittico e cicutaro, o un Socrate che si iscrive all’Albo dei Filosofi o addirittura lo fonda, integrato.

Ma non parlo degli psicoanalisti se non come caso particolare della libertà di esprimere-nutrire (un verbo pressoché sconosciuto all’ideologia della libertà):
il problema dei giornalisti non è la censura che subiscono (dal “Potere” e dal Direttore), ma quella che si danno da sé, sistemica e personale, per lo più ignorata:
nutrire è portare acqua al mulino.

A costo di farmi imputare di sguaiatezza, è la medesima cosa che dico sempre del “porno” anche d’autore, e ce n’è di buoni:
dato che esso informa proprio ma proprio di tutto, o almeno così credono (ma quale “tutto”?), che cosa censurano?:
il pornoconsumatore in fondo è un chierichetto, e Milo Manara lo sa.

Naturalmente non sono impazzito e non sto facendo concessioni alla Scuola d’Atene:
non è a questa che riconosco amicizia per il pensiero.

Tuttavia non disconosco ciò che ne ho scritto sopra.

Ma … c’è un “ma”, intendo “La Psicologia”, un crimine centenario detto “Psicologia”, la Psicologia in regime di monopolio:
che conosce solo l’esprimere − che altro sono le “emozioni”? − con censura del nutrire.

martedì 13 luglio 2010

 

THINK!

Il contenuto è protetto!

Fino a nuovo avviso,

i testi proposti sul sito sono accessibili in sola lettura.

Grazie