PSICOANALISTA E JAZZISTA

Ho appena appreso
− mi dispiace di non poter dichiarare oggi la mia fonte −
che in una conversazione un giovane inglese o anglizzato ha paragonato l’analista a un jazzista.

Con ciò intendeva:
1° uno che conosce la musica, 2° che la sa suonare in un modo diverso, 3° che sa improvvisare.

Magari!, ho subito commentato, fosse vero che gli psicoanalisti siano all’altezza del paragone!, o perlomeno si paragonino con esso.

Improvvisare, agire a tempo, il tempo giusto, giusto-giusto, dovrebbe essere l’atto, malamente detto “interpretazione”, dello psicoanalista ogni volta che apre la bocca, un tic appena dopo un tac senza i soliti tic degli psicoche.

Il tic giusto-giusto introduce una relazione nitida presente-futuro, invece della torbida relazione passato-presente in cui è installata la ripetizione automatica o patologica (Wiederholungszwang).

A un appuntamento si arriva a tempo, e per tutto il tempo dell’appuntamento:
costatiamo che gli appuntamenti sono rari, ne s-veniamo regolarmente come unica regola:
poi ce ne facciamo una … ragione.

venerdì 2 luglio 2010

 

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