Suggerisco di mantenere l’articolo di ieri, “Zitelle, puttane, nubili, celibi. E il Papa”, con questo supplemento.
L’orgasmo non è la meta − vox populi? −, nel quale caso esso non è affatto gradito né soddisfacente, e può venire perfino detestato quand’anche compulsivamente cercato e ottenuto (appunto come meta) dalla coazione autoerotica, e non solo da questa.
Non è poi diverso dal “flash” o dallo “sballo” solitario dell’endovena di eroina, che trova corrispettivo se non modello, come l’orgasmo-meta, nell’idea tradizionale di beatitudine istantanea (“eterna”) per contemplazione dell’Oggetto “divino”, Stupefacente!:
Impero celeste dei sensi, o dei sensi celesti.
L’orgasmo non è il destino, e non c’è destino:
non c’è, ma solo la sua Teoria o teorèin ostile alla meta, esercito in marcia o godimento da caserma per le larghe masse popolari.
Nella meta quodlibet:
senza preselezione né prescrizione, nel sì o nel no, quanto al quod, incluso contingentemente “quello”:
di passaggio, noto che il cinema lo rappresenta solo al femminile, perché?
La meta è l’affare, tesoro, di partner autonomi, singles, proprio nel fare rapporto, Soggetto e Altro soggetto, compagni in contatto sensibile solo nella contingenza:
ripeto, nel tesoro quodlibet.
Tesoro non è avarizia, granaio colmo, soldi nel materasso cioè dissimulazione della povertà, o il “Tesoro mio!” di Gollum o quello detto alla “bella”:
gli affari continuano.
martedì 18 maggio 2010