La coppia giornalista-analista − che in tutto il mio lavoro cerco di realizzare − è designata nell’articolo precedente.
Tengo specialmente ai due articoli precedenti con lo stesso titolo, “Tesi sull’esistenza dell’amore”, sullo sfondo di un giornalismo-storiografia di lungo periodo riguardante due millenni (al pari dei due ultimi vent’anni o mesi o giorni) di fallimento (cristiano) del pensiero dell’amore.
Pensiero e amore, se avessero successo sarebbe il medesimo successo, senza nemmeno più il bisogno dell’ossessionante parola “amore”:
per esempio la storia-giornalismo della canzone è la storia di tale ossessione:
non a caso la parola “amore” sta al cuore della nevrosi ossessiva come il suo stolido “significante”.
Più di cent’anni di storia della psicoanalisi sono la storia dell’allontanamento da Freud come il primo giornanalista − ma non di una rubrica specializzata −, e solo in questo senso primo analista:
è lo stesso allontanamento da Freud che è condensato nel definirlo come quello della scoperta dell’inconscio:
Freud non ha affatto scoperto l’inconscio, ha scoperto il pensiero, una scoperta mancata dalla storia della Logica:
la parola “inconscio” non designa una parte del pensiero, ma il pensiero come tale quando il suo titolare (io) è fuggitivo dal suo stesso territorio sotto le bombe (censura, angoscia).
Richiamo qui l’articolo “Il fuggitivo” di venerdì 5 marzo.
Bersaglio della censura non è alcun contenuto (poniamo il solito sesso, ridicolo!), ma l’esistenza del titolare (io):
Freud ha scoperto il pensiero come tale ma ridotto in questo stato, con un io pur sempre valoroso come fuggitivo sì ma operante, nel conflitto, compromessi, compresi quelli peggiori e degni della forca:
l’io non è mai fuori conflitto.
“Inconscio” è il nome del pensiero in quanto tale posto in questo stato, non è affatto la “parte” censurata:
a quest’ultima idea il mio maestro J. Lacan ha fatto concessioni, lasciando a me il devoto merito di correggerlo:
vado pazzo per gli errori di rango, per lo più non siamo neanche capaci di sbagliare!
Il passaggio dal pensiero con titolare o soggetto riabilitato al giornalismo è poi facile, perché il pensiero non patologico non ha limiti:
ma perché sia facile bisogna anche lasciar cadere il lessico provinciale o gergale del gruppo psicoanalitico:
il gruppo è sempre provinciale.
Giornalista e analista è il pensiero, l’io titolare del pensiero, signore in casa sua.
venerdì 26 marzo 2010