senza contare i secoli precedenti
Giornalismo vorrebbe che lo si facesse (il giornalismo), per esempio in occasione dei sessant’anni di SanRemo:
chiedendoci se in sessant’anni la canzone (d’amore, che altro?) ha fatto progressi o non ne ha fatti (come penso io), o altre formulazioni del quesito, insomma se sessant’anni sono o no passati per niente (sto anche riferendomi alla storia mondiale della canzone).
Posto che io abbia ragione (può capitare) a concludere che non c’è stato progresso, c’è però progresso in tale conclusione, insomma non tutto il male viene per nuocere almeno in un senso:
quello di acquisire maggiore chiarezza in ciò che scrivevo ieri (“Felis habilis”), ossia che non ci sono gatti-amorosi (cioè “Animal-grazioso e benigno”, peggio che un ossimoro):
né passano all’amore né lo presuppongono, come noi.
I gatti non sono bestie come noi:
noi per essere … bestie ci mettiamo anche l’anima, invece loro lo fanno in economia e senza passione:
noi aspiriamo alla bestia ma non riusciremo mai a raggiungerla, e Achille non raggiungerà mai la tartaruga neppure con la demenza, che è solo umana come la ferocia.
Eppure un’indicazione per il progresso nell’amore l’aveva già data G. Leopardi, invitando alla zucca vuota (martedì 9 e venerdì 12 febbraio), a svuotarla della rimpinzante astrazione “La Donna”, che è un’ideazione delirante e persecutoria maschile (“pensiero dominante”):
stimava quanto basta le donne da ritenerle pregevoli zucche vuote (“anguste fronti”) perché in esse “non cape ugual concetto” cioè l’imbarazzante delirio “La Donna”,
anche se poi finiscono per brandire vendicativamente La Madre, e allora non si salva più nessuno.
Sottolineo che ho proprio parlato di salvezza, concetto che più di ogni altro mi sta a cuore nella sua unificazione con la salute (salus):
La Donna e La Madre sono la strada tagliata a ogni salvezza, e ho dalla mia uno, Gesù, che a questo proposito ha perfino alzato la voce (in almeno due riprese), senza rispetto nemmeno per la mamma.
giovedì 25 febbraio 2010