Salute psichica (“Il Papa” ter)
Qualche mio cliente o ex-cliente potrebbe riconoscersi in ciò che sto scrivendo:
infatti da qualche anno ho inserito tra le mie espressioni d’uso, nonché categorie, quella di “non negoziabilità” personale.
Rendono questo concetto due espressioni rese celebri dalla tradizione papale, specialmente da Pio IX nei rapporti con il nuovo Stato italiano (non scrivo un capitolo di storia):
non possumus, non expedit.
Molti sanno che da anni valorizzo, a condizione di prenderle alla lettera, le espressioni “mi-va” o “non-mi-va”, ossia che se non possum non è perché non posso ma perché non expedit, non mi con-viene cioè non mi-va.
Ai miei clienti facevo prendere nota, come patologia, del fatto che nel loro comportamento verso i partner più diversi – coniugi, amici, datori di lavoro, compagni variopinti, referenti politici -, essi ammettevano al negoziato, discussione-dialogo foss’anche polemico o rissoso fino a violento, argomenti o materie che sarebbe semplicemente meno dispendioso e più pacifico non ammettere al negoziato.
Non ho voglia di annoiarmi a spiegare che nel non expedit personale non si tratta né dello s-venire dell’isteria né dello s-venire dell’Aventino:
“personale” ha qui un significato sommo (superiorem non recognoscens), perché significa che il giudizio expedit o non-expedit, mi-va o non-mi-va, ha come fonte unica per tutti il pensiero dell’individuo sano (sano-e-salvo in un unico concetto), non una Chiesa o un Partito (lo Stato qui non c’entra):
una fonte giuridica dell’atto che non si fonda su un’autorità superiore:
fonte giuridica significa fonte di ordine, non di disordine o anarchia o patologia.
Si tratta di pronunciamenti da Istituzione (che fa la legge), l’individuo stesso di quei pronunciamenti, anteriori alla cattiva distinzione tra privato e pubblico:
ci vuole lo s-venire isterico, poi melanconico, per costruire culturalmente il privato o interiore brandito poi su scena pubblica.
Pio IX redivivo dovrebbe riconoscersi grato e debitore al pensiero come tale, che dice la sua (si riprenda l’articolo di domenica-lunedì).
Quel celebre “inconscio” significa il pensiero come tale (non una porzione “inconscia” di esso), che dice la sua anche quando è mal ridotto, male-detto, sistemato:
la minaccia “Ti sistemo io!” dice bene il “Sistema”, e il Sistema come disordine:
da quanti secoli confondiamo Sistema e Ordine?
Da quanti anni dico che Freud non ha scoperto l’inconscio, ha scoperto il pensiero.
L’occasionale rifiuto meditato, curato, accurato, del negoziato, né polemico né remissivo, corrisponde all’espressione “stare al proprio posto”:
questa è stata poi inquinata e malfamata come condiscendenza complice, mentre essa asserisce pubblicamente l’esistenza di un posto non riducibile nel sopra o nel sotto, e insieme vivibile senza perdita o sacrificio, melanconia e diseconomia.
martedì 2 febbraio 2010