FELIS HABILIS

Un sogno manifestamente univoco:
alla condizione di sempre di non importarvi alcuna interpretazione che non sia un’implicazione, ossia nulla di sovra-posto o sistematizzante:

gioca come a pallone con un gomitolo di filo con un capo di filo pendente, insomma il “gioco” del gatto familiare all’intera umanità:
ma poi, diversamente dal gatto, con un colpo di tacco da abile giocatore fa goal in un recipiente.

Si presta a un’unica traduzione come trascrizione:
felis habilis, gatto con destrezza o, perché no?, virtù:
homo habilis sì ma con la formale precisazione dell’animalità dell’uomo, salvo poi superamento di essa nell’abilità, ossia l’homo habilis è animal habile.

É la più antica, patogena e incorreggibile Teoria dell’uomo, poi celebrata da Dante in “O animal grazioso e benigno”.

Non sono ancora stati elencati nel loro insieme i danni o conseguenze pratiche che essa produce e ha prodotto:
al primo posto pongo l’asservimento del pensiero a schiavo, a pari (de)merito con la Teoria dell’amore mai posto, o inesistente, ma presupposto con forza anzi violenza.

Ma nell’elenco figurano anche tutti gli animalia, benché habilia, massacrati a milioni nella Grande guerra e nella successiva, con quel  che è seguito:
parlare di “dignità” umana, iniettare moralità, diventa un mediocre e brutto recupero del mal fatto, misfatto.

Se la psicoanalisi, o meglio il pensiero di natura che in essa trova applicazione, servisse anche solo alla decadenza del feroce regno animale del felis habilis, risponderebbe alla sua vocazione.

Potrei scrivere un caso di analisi, della lunghezza di un racconto breve o di un romanzo lungo (preferisco il primo), secondo la permanenza o meno di questa Teoria nei più diversi aspetti della vita di questa persona.
la persona di questo sogno è dunque messa sull’avviso.

mercoledì 24 febbraio 2010

 

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