LO FO PER PIACER MIO

Sabato domenica 5-6 dicembre 2009
in anno 153 post Freud amicum natum
Freud Sull’amore
OSF passim

 

– “Non sarà che ho messo la gonna per farle piacere?”
– “E se anche fosse?”
(potevo spingermi anche oltre, comunque significava “Sì!” anche per la mia cliente).

L’esempio è leggero, meglio così, non esistono livelli.

“Lo fo per piacer mio” è un’autocitazione compiaciuta da trent’anni fa [1].

É un esempio di quello che cacofonicamente è detto “transfert”, che io chiamo trasporto, e non trasporto amoroso bensì amoroso perché trasporto.

Poiché non parlo mai in “psicoanalitico”, per una volta mi posso permettere il gergo, gergaccio (“transfert”):
Inutile chiamarlo “positivo” perché quando è, è soltanto positivo, mentre quello detto negativo è solo negazione del “transfert”:
tanti anni fa un noto psicoanalista italiano affermava che il transfert è solo negativo:
significava soltanto che non aveva mai condotto un’analisi.

É questa la virtù, e perfino la purezza, l’avere qualcuno per il cui piacere farlo, senza limiti:
solo ciò libera dalla servitù al comando:
l’amore è farlo (qualsiasi cosa, non solo quel“lo”) per piacere a qualcuno, ricavandone beneficio inclusivo di piacere come bagaglio appresso.

Solo un Signore sa avere piacere, ecco perché ho simpatia per il Signore biblico:
per questo non sono con la Teologia, perché il “Dio” della Teologia, e della Religione, non ha piacere, non è un Signore, non ci sta.

Freud è l’unico che ha saputo, in tanti tanti secoli, parlare dell’amore, escludendone quello narcisistico, ossia il legame d’innamoramento e insieme il legame di gruppo o massa.

Sull’amore era stato preceduto da Gesù con il suo “Lo fo per piacer mio”:
per che altro motivo sarebbe passato a uomo, salvo essere un idiota? (cioè l’obiezione docetista, non idiota):
già Gesù aveva messo in vigore il principio di piacere, poi corroborato come principio di realtà.

Ovviamente non sto “convertendo” Freud, parlo sempre di pensiero.

____________

[1] Ancora oggi ricordo quel mio intervento al Gabinetto Vieusseux a metà anni ’70, a fianco di C. Musatti, in cui mi divertivo a paragonare le due cause ironiche del far“lo” da parte, rispettivamente, della sposa cattolica e protestante:
– la prima: “Non lo fo per piacer mio, ma lo fo per piacere a Dio!”;
– la seconda è quella che, appena prima della celebre e infausta “prima notte”, domanda alla madre un motivo per far“lo”, ottenendone la risposta: “Fallo per l’Inghilterra!”

Milano, 05-06 dicembre 2009

 

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