BEN FATTO, AMICO MIO!

Sabato domenica 19-20 dicembre 2009
in anno 153 post Freud amicum natum
con un Poscritto

 

Introduco questa frase facendola precedere da altre due:

“Ben scavato vecchia talpa!”  di K. Marx [1],

che a sua volta è un derivato di

“Ben detto vecchia talpa!” in “Amleto” (Atto I Scena V).

La mia frase

“Ben fatto, amico mio!”

– rinvio la discussione su terra e sotto-terra, ma in ogni caso un “Regno” non ha sopra-terra essendo costituito in tutti i possibili casi, “Regno-dei-cieli” compreso, da una Costituzione -,

traduce l’apprezzamento dato dal “Signore” al suo partner, co-operatore senza contatto, nelle Parabole dei talenti e delle mine [2].

Questo partner non ha salario, ossia non si prostituisce come tutti i lavoratori salariati [3],
ma allora come campa?, e rispondo:
si finanzia le spese con la stessa materia prima finanziaria (talenti o mine) cui applica il lavoro di incremento che fa per un altro:
a quest’ultimo non importano i particolari di ciò che il partner fa con i talenti, ma soltanto il frutto finale.

É da notare che il partner non fa lavoro di gruppo(-massa), ci mette del suo con la sua testa.

Segue il compenso del partner, che è sanzione (premiale), non ipersalario, in forma di potere [4]:
finalmente qualcuno che può – non lassù-lassù in “Paradiso” -, proprio come può il Signore che a sua volta, per potere, si rivolge a un partner:
il Signore non è un autistico del “Bene” come tradizionalmente il “Dio” dei miserabili:
tra il Signore, partner egli stesso, e il partner intercorre l’Universo come l’ambito della valorizzazione:
poi può anche accadere che una volta o l’altra si incontrino, a piacer loro.

In fin dei conti S. Francesco, con la sua “povertà”, non era quel santimbecille “buono” che tutti credono, o un santautistico (si sa che gli autistici sono buoni!, o no?):
“povertà” sì ma rispetto al salario non al finanziamento, che viene dal “Signore”, parola poi applicabile anche al partner al termine del processo.

La parola “amore” va finalmente riservata solo per una tale partnership:
valida anche per uomo e donna in forma di un coniugio o rapporto, contrariamente a ciò che ne pensava G. W. F. Hegel come tutti quanti:
uomo e donna coniugabili solo come i porcospini di A. Schopenhauer [5].

Innamoramento e gruppo sono i sostituti funesti dell’amore.

Poscritto
aggiunto sabato sera

Non è nota a tutti la storia della composizione della formula (giuridica, non algoritmica) del pensiero sano, o pensiero di natura, di cui le patologie sono le deformazioni come le sue de-forme individuali e collettive:
anzitutto trascrivo la formula:

091219th_gbc3Questa ha avuto due tempi di costruzione:

1° In un primo tempo essa terminava nel movimento di ritorno, meta, di Au verso S (in “Il pensiero di natura” prima edizione, 1994), senza ancora il passaggio a Tesoro e Governo(-potere).

In essa la “pulsione” freudiana – in quattro articoli: 1.spinta, 2. fonte, 3. oggetto, 4. meta -, una volta riconosciuta come legge di moto dei corpi, e pensiero elaborante-elaborato essa stessa (cioè non come tendenza precostituita al pensiero), veniva così trascritta:
a. come l’articolazione di: 1. eccitamento-vocazione muovente da Aq o l’altro individuale qualsiasi; 2. S o il soggetto stesso come la sede dell’elaborazione (pensiero) della legge; 3. Au o l’altro individuale fattosi adeguato alla forma del rapporto come forma valida per ogni altro dell’universo (il pedice U veniva poi distinto in Um-f come le iniziali di maschile e femminile), concludente il moto 4. in una meta di profitto per S e Au stesso;
b. come la medesima articolazione dei quattro articoli della “pulsione”, ma rivoluzionati quanto all’oggetto:
l’investimento “libidico” del pensiero (sempre “libidico” qua talis) lo è non più immediatamente su una materia trattata come oggetto della rappresentazione, bensì mediatamente come lavoro su una materia trattata come materia prima, già frutto di elaborazione e suscettibile di ulteriore elaborazione:
la parola freudiana “investimento” fa qui un passaggio dalla rappresentazione alla materia:
nessun elemento dell’universo, anche come elemento non sensibile ma ideativo, esula dallo status di materia prima a condizione che i pensanti lo trattino come tale:
i pensanti divengono così i partner di un rapporto (autonomo dal contatto) produttivo di valore aggiunto condiviso:
i sessi, liberi dalla servitù dell’-all’oggetto (“sessualità”, “concupiscenza”, “istinto”), potranno occupare nel rapporto (è in questo che consiste la moralità) un posto libetale (“libidico”), come tale contingente.

2° In un secondo tempo la formula precedente è stata perfezionata (in “Il pensiero di natura” terza edizione, 2006) con elementi che ho riconosciuto già implicati nelle due parabole succitate:
disegnando non un tempo successivo della meta (la conclusione del moto per merito di Au), bensì l’ambito che la meta genera (tesoro e governo come potere non ridotto al comando-organizzazione), come l’ambito del godimento non causato-comandato.

______________

[1] K. Marx, Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, 1852. La talpa, che lavora sottoterra, è apprezzata per il lavoro preparatorio della rivoluzione. Ripreso da Lenin in “Stato e rivoluzione”, 1917.
[2] Parabola dei talenti: Matteo 25, 14-30; parabola delle mine: Luca 19, 11-27.
Nella prima il compenso è descritto con la frase “Ti stabilirò su molto”, nella seconda con la frase “Ricevi potere su n città”.
Con “Ben fatto, amico mio!” rendo il tradizionale “Bene, servitore buono e fedele”.
[3] Vedi “YOUniversity (II)”, venerdì 27 novembre, ripreso in “Corpo-lavoro a m…tte di civiltà”, mercoledì 16 dicembre.
[4] Vedi ancora la nota 2.
[5] Vedi “Dilemma del porcospino” di martedì 15 dicembre.

Milano, 19-20 dicembre 2009

 

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