Sabato domenica 28-29 novembre 2009
in anno 153 post Freud amicum natum
Degradanti vergogna e s-vergogna
Freud “Sulla più comune degradazione della vita amorosa” (bis)
OSF 6
Quando un uomo serve a qualcosa, cioè raramente, serve come vitamina o qualcosa di simile, supplementarmente all’essere fatto-a-uomo come una donna è fatta-a-donna.
Serve a correggere l’errore e peccato di Adamo, quello che ha introdotto la vergogna per mezzo dell’idea delirante “nudità” (inesistente in natura, non rappresentabile), e il divorzio, riducendo il legame dell’uomo con la donna a un debole e debile compromesso … storico.
Il sullodato Adamo ha così introdotto l’idea di rispetto per la donna (vedi articolo di Freud) come soglia tra un aldiqua e un aldilà, linea di demarcazione che introduce degradazione e vergogna, e l’idea stessa di “vergogne” o pudenda:
la nota ossessiva foglia di fico non è altro che la s-vergogna della vergogna che essa designerebbe coprendola:
introduce il de-odorante in-vece del profumo.
Ma la prima linea di demarcazione non riguarda il sesso bensì il corpo:
è l’idea di corpo naturale come corpus vile, cui non basterà mai alcun habeas corpus.
Che non esista inizialmente corpus vile è dimostrato dal bambino fin dal primo giorno di vita:
quel “bambino” che in due anni (l’ho già detto) è più virtuoso di Mozart, avendo appreso perfettamente la musica (qui la lingua) mentre si fabbricava il clavicembalo, il tutto autodidatticamente:
poi verrà svergognato.
Spetta all’uomo di avere la cortesia – pena la sua istituzionale stupidità – di risolvere per primo il peccato di Adamo, reintroducendo il rispetto senza soglia, risolvendo la vergogna simultanea di vergogna e s-vergogna per mezzo dell’abito da sera buono per piazza e alcova:
notabene, l’abito da sera che dico non è borghese, e non ha nostalgia per l’aristocrazia.
Freud ha indicato come egli potrà accedere a questa cortesia, ma di ciò un’altra volta, tanto più che ne ho già indicato l’indicazione.
Milano, 28-29 novembre 2009