L’“EDIPO”: UN TRUISMO

Un truismo non è da dimostrare, e neppure la proibizione di esso:
ambedue stanno lì.

Solo due esempi facili, facili per l’innocente, due pensieri in forma di sogni:
1° (già narrato):
una figlia sogna(-pensa) di stare attendendo il padre che torna dalla guerra:
la storia, e forse mitologia, famigliare narra della fidanzata, solo poi madre, che attende il soldato-fidanzato per sposarlo al ritorno dalla guerra:
la figlia occupa lo stesso posto occupato dalla fidanzata:
i sessi sono implicati per la loro differenza che fa due singolari compagni, non come oggetti:
il rapporto non pone l’oggetto nella meta, né nella causa:
la vita sessuale dei non abbrutiti è un supplemento al profitto, un supplemento al supplemento, meta-meta-fisica.

2° (anche più breve):
un uomo che prova interesse per una ragazza, si reca alla sua abitazione e suona il citofono:
risponde il padre della ragazza:
per fare due ce ne vogliono tre.

L’“Edipo” è un pensiero, ecco il truismo:
è come pensiero che è proibito, distrutto, annullato, e anche questo è un truismo:
nulla a che vedere con le morali storiche,
né con quegli abbrutiti mentali che ci vedono stupro e pedofilia famigliari.

L’inimicizia è sempre e solo per il pensiero:
un’analisi ha successo se lo rintraccia tra le macerie, o come pietra scartata.

Milano, 07 luglio 2009

 

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