SOGNO E OBAMA. E LA SALUMERIA

Fin dalla prima ora sono stato un obamista di ferro, e lo resto fedelmente, non pronto a tradirlo appena sarà in difficoltà.

Ma ho un desiderio politico, desiderio non sogno:
che l’uomo politico non usi più la parola “sogno”:
a parte il significato freudiano, che non pretendo sia capito ma che in ogni caso esclude che il sogno sia un sogno.

Deng Xiao Ping non ha detto “Y have a dream”, ha detto:
“Arricchitevi!” (gli ho dedicato un articolo precedente).

Cioè ha proposto
– con una concisione sloganistica maoista –
la forma generale del desiderio in quanto un eccitamento squisitamente individuale cui dare seguito per mezzo di un’elaborazione individuale:
il “sogno” freudiano è una tale elaborazione, o pensiero, nel particolare momento del sonno, felice momento perché in esso la coscienza non schiamazza:
come si vede, ammetto la salvezza anche per la coscienza, benché dopo un tempo di Purgatorio per i suoi peccati anche gravissimi.

Per dirne una, solo il ricco, che non è un Trimalcione, non pratica la prostituzione:
e ciò proprio nello stesso momento in cui non riconosce più significato all’espressione “astinenza sessuale”.

Lo psicoanalista non fa “certe cose”, ma non è di astinenza che si tratta:
è che in certe condizioni neanche gli viene voglia, salvo che del sesso sia un Trimalcione astinente, ma allora è meglio che lasci stare e apra un’onesta salumeria:
avrebbe successo pubblicitario con l’insegna “All’Istinto”.

Se lo capisse, potrebbe poi tornare a fare lo psicoanalista, emendato dalla distinzione stelle/stalle, alto/basso:
una distinzione da cui ha il compito di emendare i suoi clienti
– legge e corpo sono allo stesso livello -:
un compito molto difficile, non è detto che ci riesca.

Penso che la condanna rituale dell’onesto maiale derivi dalla disonestà morale nei confronti, non delle donne ma della differenza dei sessi.

Milano, 23 giugno 2009

 

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