Non c’è pensiero pratico e pensiero teorico.
il pensiero, anche quello confezionato nell’abito più speculativo o “spirituale”, è sempre pratico.
La frase “vale più la pratica che la grammatica” è solo una delle peggiori porcherie logico-pratiche della Storia, con danni di massa.
Ciò significa che si può e deve (logicamente) sempre interrogarsi su costi e benefici di ogni pensiero.
Costi e benefici, sono loro il Tribunale, l’unico, del pensiero, sempre e comunque.
A nessun pensiero va fatto lo sconto della sua imputabilità (anche premiale):
fino a sospettarne l’imputabilità sfavorevole anche e proprio quando usa toni “alti”, in falsetto (da “falso”).
Un pensiero è o non è affidabile, aut–aut:
affidabilità è consistenza (non-contraddizione) con innocenza:
si tratta di convertire al mai accaduto, cioè la logica all’innocenza.
Ho così appena proposto il concetto, sempre cercato nei millenni, di “giustizia”.
Impossibile?:
forse, ma non il sapere che essa risulta dall’unione di consistenza e innocenza.
Milano, 17 giugno 2009