LA RES PUBLICA DEL SUFFRAGIO UNIVERSALE

Introduco l’odierna Festa della Repubblica a partire dall’articolo di ieri, “Marx non è di sinistra”, in cui si tratta già di res publica.

É la ricorrenza del Referendum istituzionale del 2-3 giugno 1946 sulla forma di governo (monarchia o repubblica), indetto a suffragio universale inclusivo delle donne per la prima volta.

Porto alla luce il fatto che il pensiero libero scoperto da Freud vota sempre, in tutti e in tutte le materie in cui ha interesse a votare):
anche in mancanza di libertà politica di pensiero-espressione,
e perfino quando esso è censurato fino a non votare più (patologia):
ciò grazie a quel residuo attivo e sano di esso che è stato chiamato bene o male “inconscio”.

É un suffragio universale senza distinzione di sesso, censo, istruzione, età, razza …,
che non attende, e in particolare non attende Referendum:
vive nella legalità del permesso giuridico, e dunque non domanda permesso.

Il suffragio universale se lo prende, legittimamente, non violentemente, la lotta non è suo mezzo di … lotta, anche se la riconosce come quel precedente (lotta al pensiero) che ha agito a suo sfavore.

Il desiderio
– una parola con cui usa sciacquarsi la bocca, anche con la vana speranza di suscitare qualche brivido –
è un voto, una dichiarazione a favore cioè un atto:
non un auspicio, un augurio o un sogno (il sogno non è un sogno, è un costrutto), ossia un’illusione.

A paragone del suffragio universale del 2 giugno, confesso che mi fa ancora una certa impressione l’osservare quanto poco suffragio universale c’è nel nostro mondo, cioè poca res publica:
di cui il nostro mondo, compresa la sua politica, è a corto, a-meno.

PS

Ho tagliato corto in una delle solite discussioni su destra/sinistra, con un esempio corrente di destra:
quello dell’adulto che dice a un giovane: “Fatti le ragazze (ma ormai, ‘democraticamente’, i ragazzi), senza pensare!”,
sul modello della linea retta che collega la pistola al bersaglio,
e così via:
“fatti non parole!”, “andiamo al sodo!”, “essere concreti!”,
e tutte le cento espressioni linguistiche di odio per il pensiero, cioè l’odio.

La destra precede gli schieramenti politici, è nella lingua:
non ho affatto detto che è la lingua (tentazione di J. Lacan, teoria di R. Barthes).

Spesso il nevrotico ci casca, perché è proprio col pensiero che non è in regola, non con “le ragazze” o con qualsiasi altra “cosa” o res:
che, per il pensiero sano, è sempre publica.

Finale non-mistico:
se esistesse un “Paradiso” sarebbe una repubblica, regno di pensanti, corpi (Körper-ich, Freud).

Milano, 02 giugno 2009

 

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