Che cosa c’è in comune tra la discoteca
– diciamo un po’ alla svelta i locali a musica elettronica con tante varianti –
e la filosofia?:
c’è.
Per iniziare rinvio agli articoli “Le parole addosso”, venerdì 17 aprile, “L’origine del remedium concupiscentiae”, giovedì 28 maggio, “Non teniamoci in contatto”, che non ritrovo.
Mi riferisco a quel ballare in cui i corpi non sono tra loro in contatto tattile, come invece nel “liscio” in “balera”
– o nei balli da festa sull’aia o in casa privata, e altri in edizioni alte e sofisticate -,
accettato e perfino raccomandato da tutte le morali, perché intanto sono tutti bravi ragazzi, “non succede niente”!:
so da tempo perché ne sono sempre venuto via insoddisfatto.
Apprendo che a Milano c’è la “Discoteca Anaesthesia”:
chissà, forse si sono ispirati a me, e non perché io faccia apologia di anestesia isterica, compatibilissima con il “liscio”.
Apprezzo la discoteca perché in essa non c’è oggetto, almeno nella sua ingenua forma tattile:
ammetto che mi sto accontentando di poco, ma non mi lascio sfuggire il qualcosa.
Una fantasia:
in discoteca il non-contatto tattile rende concepibile, per quanto comico ciò possa sembrare, che vi si balli con il velo islamico, meglio ancora con il burqa:
certo, molti la interpreteranno come la fantasia “classica” del ballo in maschera con probabilità di travestiti:
ma ciò che dico (esperimento intellettuale) rende concepibile almeno logicamente che, nell’uomo, la differenza sessuale in quanto vivibile è un risultato, un frutto, non una premessa vuoi percettiva (esistente ma patologicamente annullabile) vuoi istintiva (cioè il nostro solito oscurantismo quando non occultismo intellettuale).
Allorché questa differenza non è un frutto – è la parola del godimento -, risulta quel mondo di travestiti psichici che è il nostro, anche quando “felicemente” coniugati da un matrimonio religioso o civile.
L’oggetto, sensibile o ideale-filosofico, è insoddisfacente:
anzi è l’insoddisfazione stessa.
Rifiuto l’ideologia dell’amore come abbraccio:
è questo l’“abbraccio mortale”:
posto l’amore, l’abbraccio è passaggio al gusto, contingente ossia morale.
La pratica psicoanalitica, inventata da Freud, non ha oggetti né Oggetti:
restava da purificare la “pulsione” – la legge di moto – dall’oggetto, che poi è Oggetto:
cioè dalla via filosofica su cui gli psicoanalisti si sono persi.
Milano, 12 giugno 2009