LA BANDIERA, LA DOPPIA MOSSA E I PRESOCRATICI

L’indicazione della doppia mossa è data da Freud con la cosiddetta “pulsione orale”:
riconosco che sto facendo eccezione alla mia regola di non ricorrere più, non dico al lessico freudiano, che Freud si è forgiato come attrezzi per lavorare, bensì al lessico autoreferenziale del gruppo (psicoanalitico).

A tanto ci siamo ridotti:
a significanti separati dal significato, ossia che non significano niente sì, se non il gruppo, o provincia, che a sua volta esiste solo nella bandiera dei suoi significanti:
come se l’Italia fosse la propria bandiera, e non l’ordinamento valido per il suo territorio abitato grazie all’ordinamento stesso.

La prima domanda seria per tutti e a tutti gli effetti è:
c’è qualcosa che facciamo non per la bandiera?, o anche:
c’è qualcosa in cui non è vero che “non è vero niente”?

La prima mossa è quella che fa passare l’alimento dal bisogno al pensiero cioè al legame sociale, legge di moto di un corpo che fa legame con altri corpi (l’anoressia rompe il  legame sociale), una legge in cui un elemento materiale passa immediatamente a intellettuale (o “spirituale”, va bé);
la seconda fa passare il pensiero all’alimentazione di se stesso come stomaco, assumendo ogni elemento intellettuale come fosse un alimento materiale:
l’ho già detto, per un intelletto bene costituito capire è capere, apprendere è prendere, percepire è … percepire:
patologia è la loro separazione (constatiamo che non si … salva nessuno).

Un caso di pura bandiera è quello dell’anoressico che fa il cuoco (magari bravo).

L’anoressia è correttamente detta “mentale”:
essa non rifiuta il cibo bensì le due mosse.

Mangiare bene è un atto filosofico, distinto dal “mangiare bene” (buon cuoco, buon ristorante), così come parlare bene è un atto filosofico distinto dall’avere fatto buone scuole.

Ecce homo!,
quando percepire è percepire senza tautologia,
salvo patologia, che si … salva solo perché è deformazione dell’homo, ossia ne vive suo malgrado, o meglio bon gré mal gré (compromesso).

Questa nota espressione latina significa che è accaduto qualcosa che nella natura non è dato di prevedere (scienza), né di prescrivere (educazione, ancora ancora onesta quando si parlava esplicitamente di “precettori”).

Un pensiero sano (che ho chiamato bene costituito) ha tre termini, 1° essere 2° divenire 3° accadere:
se esso guardasse indietro ai filosofi presocratici, che avevano solo 1° essere 2° divenire, li giudicherebbe correttamente degli handicappati mentali:
e anche noi, che da più di due millenni ci balocchiamo tra l’essere o il divenire del fiume.

Conosco persone che pur di non far accedere l’accadere al loro pensiero (il capire, e conoscere, come capere), preferirebbero dormire sulle panchine della stazione:
il “barbone” è l’incarnazione del logos metafisico di essere/divenire.

Ho appena scritto un capitolo di storia della filosofia:
un altro (o lo stesso?) è quello dell’alternativa conoscitiva e pratica tra albero che si giudica dai frutti e albero che si giudica dall’albero (Parmenide).

Milano, 04 giugno 2009

 

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