2° Intervista su “Think!”. Pensiero o Tarocchi
Un cenno sul secondo Video su You Tube, vedi informazione dell’articolo di ieri.
2° Intervista di Roby Noris a Giacomo B. Contri su Think:
già accessibile ma non ancora sottotitolato.
Non ne riassumo il contenuto ma lo incremento, ancora a proposito della completezza ordinamentale del pensiero del bambino, e anche della sua correttezza.
É divenuto consueto, perfino salottiero, dire che la morte è “impensabile”, ossia un arcano:
ancora una volta, prima di commentare lascio la parola a un bambino.
All’età di tre anni Pietro, figlio di amici cari e che oggi non è più bambino, con il quale converso volentieri, aveva sentito dire che la nonna di qualcuno era morta:
subito ha domandato:
“Chi l’ha uccisa?”
Pietro ha pensato bene, e da adulti stentiamo a ritrovare un tale pensiero ben costituito, in cui la pensabilità intorno alla morte è nitida e priva di lacune:
nel pensiero sano non esiste “La Morte”, ma solo la costatazione fattuale (a volte personalmente luttuosa) dell’effetto di una causa:
quel bambino non aveva ancora elaborato la distinzione kelseniana tra causalità naturale e giuridica, o meglio era ancora disponibile ad assorbire la prima nella seconda:
ma d’altronde, mi sovviene il detto “Pensare male è peccato ma si indovina sempre”.
A suo tempo ho potuto ricostruire l’invasione nel mio pensiero (prima dei dieci anni) dell’Idea “La Morte” come Idea angosciosa perché Idea.
“La Morte” non ha alcuna forma di esistenza, se non nel tentativo patologico di pensar“La” o di por“La”:
“La Morte” esiste solo nei Tarocchi, tra gli Arcani maggiori, non nel pensiero eccetto che nel pensiero giustamente detto … taroccato.
Ho già fatto osservare che gli Oggetti ideali assoluti (“il Bene”, il “Bello”) sono Tarocchi, pensiero taroccato:
rammento l’enunciato fondativo del Pensiero di natura, che il bene non si tratta di farlo ma di lavorare in modo che si produca per mezzo del lavoro di un altro, partnership (modo di produzione).
“La Morte” è della stessa famiglia degli Oggetti ideali:
tutti fanno … male, sono malocchio
Povero Dio!, quando è definito Sommo Bene:
e ora faccio seguire un’osservazione teologica a tempo perso, perché rifiuto la Teologia (solo la Teo-logia può fare di me un a-teo):
posta la dottrina trinitaria, ossia che sono tre, logicamente tra loro non c’è Sommo Bene, perché almeno tra loro il bene non è ab-soluto ma relativo agli altri due.
Ricordo la ridicola Teologia strabica di Dante:
come possono, essendo tre, guardarsi negli occhi (“iri da iri” come gli innamorati) salvo che siano strabici?:
il Credo di Nicea (325) dà ragione a me, descrivendo le loro relazioni come asimmetriche (genitus, procedit):
in quella dottrina l’amore perfetto è a tre, non duale (innamoramento).
Torno a toni leggeri:
per amarsi, o essere amici, bisogna frequentare il medesimo Club.
Scriverò presto un pezzo autobiografico (primo anno di Medicina) intitolato “Il teschio”, in cui farò concorrenza a Tom Sawyer, lusingandomi di potere concorrere con Mark Twain.
Milano, 16 giugno 2009