I vincitori di guerre, soprattutto civili, usano cambiare i nomi della toponomastica (aree di pubblica circolazione) precedentemente assegnati dagli sconfitti, come pure abbattere le statue del regime precedente.
Non la trovo una buona idea, io avrei perfino conservato lunghi tratti del muro di Berlino, o un’eventuale Hitlerplatz o una Stalin Prospekt.
Vorrei una città con almeno due piazze infernali per cominciare la serie delle Teorie (T1, T2, T3, … ) dominanti
– dominanti non sono le “ideologie”, a questo non era arrivato neppure Marx -,
una chiamata Piazza Innamoramento e l’altra Piazza Istinto, o forse non piazze ma gruppi marmorei pubblici, non museali, come il Laocoonte.
Spiazziamo la Teoria, o Vizio del pensiero, piazzandola alla lettera.
Dante aveva iniziato bene, o almeno benino, facendo cominciare l’Inferno benché ambiguamente con l’innamoramento (Paolo e Francesca),
come già Omero (Paride e Elena), ossia la sequenza:
prima l’amore(-innamoramento), poi la guerra,
che poi nei Cieli teologici potrà solo proseguire (ed ecco le “schiere celesti”).
Si tratta di ricominciare con una nuova dottrina dei Vizi in piazza,
come i mostri delle cattedrali medioevali.
A ripartire dalle Teorie (presupposte), il Diavolo ritorna brutto come lo si dipinge.
Sto costruendo un’Estetica dell’osceno:
la vergogna non proviene dai sessi ma dalla Teoria (desessuata e desessuante come sempre la Teoria):
che è il “Super-io” freudiano.
L’esibizionista come lo schizofrenico che si spoglia e masturba in pubblico, esibisce non l’organo ma la Teoria.
Adamo si è stupidamente detto vergognoso del nudo:
e una stupidità bimillenaria gli ha fatto eco dis-pensando una foglia di fico.
É osceno solo ciò che inibisce, deforma, sostituisce, corrompe il pensiero.
Milano, 06 maggio 2009