L’ORIGINE DEL REMEDIUM CONCUPISCENTIAE

Dunque, c’era una volta il remedium concupiscentiae:
senza rimedio salvo l’espediente di farne sparire la menzione.

L’espressione ricorreva nel definire un fine (detto “secondario”) del matrimonio, nel Codice di Diritto Canonico del 1917, poi scomparsa nella riforma di tale Codice del 1983.

La medesima espressione trova illustri precedenti in S. Agostino e in S. Tommaso:
la forma del loro pensiero non implicava il desiderio e gusto di chiarire l’oscuro (“concupiscenza”), e ancor prima di individuarlo:
il che non ha giovato al districarsi dalla palude dell’idea di “istinto” come motore:
una palude oscura impensata dalla “selva oscura” di Dante.

Essi non erano neppure sfiorati, malgrado il loro valore, dalla distinzione tra libido, connotante il pensiero come tale, e libidine:
correlata all’“oggetto”, e come tale ben caratterizzata dall’espressione “mettere le mani addosso”, o peggio ancora “mettere le parole addosso”, una libidine anche peggiore perché ha il puzzo deodorato dello “spirituale”:
la migliore prospezione della “concupiscenza” è quella fattibile sui mistici dell’“Oggetto”, i veri “porci con le ali”.

Lo stupratore è un mistico mascherato, con allucinazione dell’“oggetto” femminile:
gli amanti d’alcova riuscita (rari) potrebbero perfino sostenere, comicamente, di non essersi mai messi le mani addosso:
diversamente divorzieranno presto (ci sono anche divorzi in casa).

Quella brava “libidine” è la psicopatologia della libido:
ma il proprio delle morali storiche è l’antipatia congenita per il riconoscimento della patologia, il che le rende moralmente zoppicanti (per esempio e appunto elaborando la Teoria del remedium).

La Teoria del remedium concupiscentiae dev’essere stata molto irritante per il Buon Dio, perché in essa risulta configurato come uno paternalisticamente compiacente:
“Ma sì, lasciamoli fare questi ragazzi!, ah la gioventù!, in ogni caso faranno dei bambini, e prima o poi ‘capiranno!’ ”.

Ma il tema del remedium concupiscentiae è sotteso a tutte le religioni e a tutte le morali anche “laiche”, insomma la colpa non è tutta dei preti, colpa di che?:
di questa oscurissima ma tenacissima idea detta “concupiscenza”:
del resto le idee più tenaci sono proprio le più oscure, e le si difendono con paurosa fedeltà.

Un’oscurità di massa:
“massa” significa anche una certa Idea oscura del potere.

C’è un solo remedium concupiscentiae, uno solo perché è preventivo della patologia detta “concupiscenza”:
è il cosiddetto “Edipo”, che altro non è che un pensiero, né Natura né Cultura:
é un pensiero di legittimità indiscussa e anticipata di tutto ciò che vi potrà accadere,
senza che vi si costituisca una sfera a parte riguardante i sessi:
è questa sfera la “concupiscenza”, con domanda di legittimazione o legislazione speciale per la sfera.

Alcuni hanno apprezzato (altri no) la battuta in cui dicevo che il padre è la nave-scuola per la figlia, che proprio da ciò troverà legittimazione a uscire (pensiero) dal limite famigliare:
limite tollerabile, né di più né di meno, come limite occasionante l’Edipo.

Non ricordo in che pagina Freud sconsigliava agli uomini di sposare donne che non amano edipicamente il loro padre.

É proprio e solo come pensiero universale che l’Edipo deve (imperativo) venire proibito (verboten), distrutto (zerstört), annientato (vernichtet), in quanto pensiero di una legittimità illimitata, universale, priva di sfera, di concupiscenza, di bisogno di rimedi.

Milano, 28 maggio 2009

 

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