Sabato domenica 2-3 maggio 2009
in anno 152 post Freud natum
Lettura di:
S. Freud
Caso clinico del presidente Schreber
OSF 6
Questa frase mi è appena stata riportata alla mente:
in una seduta d’analisi?, o in altra occasione?, leggendo Platone?, un romanzo?, un giornale?, un fumetto?, o altri casi ancora?, chi può dirlo?
Infatti la seduta d’analisi dà cittadinanza a tutti i casi, è una piazza come ogni piazza, non osserva la tradizione dell’interiorità da Agostino a Kant, né dell’intimità (altro è la confidenza).
La competenza normativa (o pensiero) non è interiorità:
quanti psicoanalisti si sanno in piazza durante la seduta?
L’espressione del titolo è solo una modesta esibizione di lingua tedesca.
Essa significa uomini abborracciati, o anche abborracciati alla bell’e meglio, in francese tirés à la six-quatre-deux.
L’ho stabilmente memorizzata (dopo averla tradotta) diversi anni fa, dalle “Memorie” del Presidente Schreber commentate da Freud e riprese da J. Lacan.
“Uomini abborracciati”?:
siamo sulla verticale della domanda “A cosa serve un uomo?” sulla quale da tempo ritorno periodicamente.
Qualcuno mi ha chiesto quando mi deciderò a dare risposta, e mi ha anche sospettato di fare l’isterico che non la dà mai.
Semplicemente, desidero che anzitutto sia condivisa la domanda, come tra lavoratori della medesima vigna:
tenuto anche conto che la domanda non procede dalla polemica bensì procede dal precedere, dal subodorare già la risposta.
Da alcune migliaia di anni questa domanda non è posta (polemica a parte), e sostituita dalla domanda “A cosa serve una donna?”:
anche al massimo livello speculativo, vedi l’imbarazzo di Hegel nella “Fenomenologia dello Spirito”:
egli promuove solo Antigone, e mal ce ne incoglie.
La domanda diventa:
come può un uomo non essere flüchtig hingemacht?
Milano, 02-03 maggio 2009