Il tema dei profumi è appena ripassato sul mio divano, come tutti i temi che riguardano tutti:
il suo spazio limitato è una superficie infinita:
quando questa è realizzata dal pensiero è finita l’analisi terminabile per passare a quella infinita, e senza “monferrine” sull’infinito.
Ho già parlato della distinzione e opposizione radicale tra profumi e deodoranti:
i primi accompagnano gli odori del corpo a partire dall’ ad-olescenza
– non l’adol-essenza: lo spostamento del trattino è mutamento di Civiltà -,
i secondi appunto de-odorano, isteria o anestesia civile.
Rammentiamo quell’antica storia di oro incenso e mirra:
l’incenso, perfino quando serviva a coprire il puzzo di stalla e poi l’immondo puzzo di folla adorante era odorante, non deodorante; poi c’era l’olescente mirra (seguita più tardi dal profumo della “Maddalena” che ho appena ricordato); infine, vero che l’oro non olet ma non fa mai male, neppure all’olfatto:
non erano regali da bambino, orsacchiotti di péluche, quando lo capiremo con i nostri bambini per risparmiargli la povertà del deodorante?
Pensiamo ora alla pubblicità televisiva, rispettivamente di deodoranti (e insieme di prodotti per l’igiene “intima”) e di profumi:
nemmeno nel capitalismo più selvaggio la divisione di classe è stata più selvaggiamente e geometricamente coltivata:
coltivata “senza parere”, mentre invece appare chiaramente proprio grazie alle flagranti immagini pubblicitarie.
Alla storico Comunismo non farei nessuno sconto attenuante, al contrario gli imputerei un’aggravante:
quella di non avere neppure annusato (fiuto intellettuale) la distinzione tra profumi e deodoranti:
conosco un solo comunista del passato che almeno per un momento l’abbia fatto, il giurista bolscevico M. Rejsner, che ho pubblicato:
non dico di più, si provi soltanto a rivedere l’intera storia contemporanea, e non solo comunista, alla luce di questa distinzione.
Marx è stato un vero uomo di … classe:
nella vita d’inferno aristocratico che ha fatto
– ha lavorato e prodotto come e quanto nessun altro pensatore, ma senza lavorare una sola ora come salariato o professionista -,
è stato sempre all’altezza della bellissima di Treviri, la poverissima baronessa Jenny von Westphalen.
Milano, 03 aprile 2009